Un fresco vento d’autunno

autunno

Un fresco vento d’autunno spazzava le foglie dorate attorno ai piedi di Martin, ma gli occhi restavano immobili, increduli nel leggere quel nome; non che fosse a questi sconosciuto, tutt’altro: su quanti biglietti avevano guidato le sue mani nell’atto di costruirlo, lettera dopo lettera, con la massima cura ?  – S a r a h – , no, non il nome, ma il luogo pareva insensato a quegli occhi: non più un biglietto d’amore, ma il freddo marmo di una lapide accoglieva ora l’amato nome.

Martin leggeva e rileggeva quelle lettere, quasi a cercarvi una spiegazione, ma nulla vi scaturiva eccetto ricordi di tempi non lontani, eppur perduti per sempre, uno sopra tutti…

Il giorno del loro primo incontro nessuno dei due badò all’altro: erano i primi giorni del college e parecchi erano i volti nuovi con cui familiarizzare; tuttavia il destino li avrebbe fatti incontrare spesso da quella volta, fino al giorno di una certa festa: una delle tante, non foss’altro che quella sera Martin prese finalmente coraggio e decise di invitare a ballare Sarah e non avrebbe mai cancellato il ricordo di lei quella notte: i lunghi capelli biondi, fra i quali era posato un nastro rosa, scendevano dietro le spalle sfiorando l’abito da sera di un blu simile a quello dei suoi profondi occhi. Ed erano proprio gli occhi ad averlo colpito per la dolcezza che sapevano trasmettere e che il carattere di lei confermava: da quella notte nessuno dei due sarebbe più stato solo, questo era chiaro anche a Sarah: pur parlando per la prima volta con quel timido ragazzo, aveva provato l’emozione che solo chi conosce il vero amore può sapere e che permette di capire immediatamente l’esito di una storia.

E in effetti entrambi avevano capito l’importanza di quell’incontro, che li avrebbe portati infine ad un bellissimo matrimonio come coronamento dei loro sogni e ad una casa piena di marmocchi, che non solo Sarah, ma anche Martin desiderava intensamente.

Purtroppo le cose belle durano poco e la fine del loro sogno fu scritta sull’anonimo foglio di un ospedale come risultato di un’analisi: Sarah non poteva avere figli e la causa di questo era una malattia degenerativa molto rara ed altrettanto incurabile, che tolse ogni speranza ai due. Da  quel tragico giorno alla morte passarono due anni.

Adesso Martin era lì, solo, chiedendosi la ragione per continuare a vivere e pensando alla ragazza del ballo. Adesso, terminato il rito funebre, gli amici se n’erano andati e migliaia di pensieri affollavano la sua mente; un senso d’ira spiccava su tutto, una rabbia verso il destino e verso se stesso, che nulla aveva potuto, ma anche verso Sarah, perché lo aveva abbandonato dopo essergli entrata nella vita tanto da divenirne l’unico scopo.

La notte arrivò e a Martin non sarebbe dispiaciuto non arrivare a vedere il giorno successivo, mentre i ricordi di ogni singolo momento trascorso assieme a lei divenivano tortura.

Il mattino dopo portò a Martin una nuova vita, o meglio, la vita che aveva già vissuto e che ora gli era dato di rivivere e, magari, di cambiare: non riusciva a credere di non sognare, eppure era tutto vero, tutto come tanti anni prima, all’inizio del college.

A tutti capita, prima o dopo, di fare un bilancio della propria vita, rimpiangendo errori commessi o cose non fatte e sognando, nei più intimi recessi, di poter tornare indietro e migliorare le cose con la conoscenza dell’avvenire: ora questo potere era dato a Martin.

C’era una ragazza molto innamorata di lui con la quale avrebbe forse potuto anche fidanzarsi se nella sua vita non fosse entrata Sarah: spesso aveva ripensato a lei, Elizabeth, quando capì di non poter avere figli dalla moglie e altrettanto spesso si era chiesto se le cose non sarebbero state migliori con lei.

Adesso, dopo molti anni aveva la possibilità di ritornare su decisioni già prese, su eventi che ormai pensava vivere solo nel ricordo, come la ragazza dal nastro rosa.

Per Martin era difficile credere di poter essere davvero tornato a quei tempi andati e continuava a ripetersi che tali cose capitano solo nei film, non nella realtà, non a lui; ma il trascorrere dei giorni lo convinse del contrario e ben presto cominciò a rendersi conto che non era tornato in un periodo qualunque della sua vita, quanto a quello che con la coscienza del futuro avrebbe definito come un bivio decisivo per la sua vita.

Ora era tempo di fare una scelta, la più importante per Martin: da un lato la storia di un amore stupendo, totale, ma il cui tragico copione già scritto aspettava solo gli attori; dall’altro lato, invece, solamente le fantasie di tempi lontani e di cose mai avverate…

L’animo umano, si sa, è sempre spinto dall’ambizione ed in ciò non fece differenza quello di Martin quando lo portò a cercare in Elizabeth tutto ciò che Sarah era stata, confidando di non incontrare questa volta gli stessi ostacoli alla propria felicità e poter coronare i suoi sogni.

Arrivò la sera del ballo, di nuovo, ma questa volta la ragazza dal nastro rosa rimase sola, nell’attesa vana di un cavaliere che non sarebbe arrivato, non più…

Martin ed Elizabeth andarono subito d’accordo e scoprirono ben presto di amarsi: dopo la laurea decisero di sposarsi e le cose andavano di bene in meglio: una bella casa, un buon lavoro e dei buoni amici.

In effetti pochi possono dire di avere tutte queste cose ed anche l’amore, ma, forse, proprio questo mancava a Martin, che cominciava a sentirsi vuoto, come se mancasse qualcosa ad una vita apparentemente non priva di gratificazioni. Dal primo momento in cui questi dubbi si affacciarono alla mente di Martin fu evidente che la sua vita non era completa; ma cosa poteva mancare? Non i soldi, né tanto meno la carriera o gli amici e certo non l’affetto, ma qualcosa di più intimo e profondo, nulla di visibile, eppure così legato alla natura stessa dell’uomo da farlo struggere anche per la sua sola assenza: l’amore vero.

E col passare del tempo fu chiaro a Martin che le attenzioni della moglie o l’affetto dei figli potevano essere solo un surrogato di quel sentimento e che i soldi ed i viaggi potevano portare momentanea distrazione al suo malessere, ma nulla lo avrebbe compensato dell’amore che aveva scelto di non vivere per non dover assistere alla sua tragica fine: con quella possibilità ulteriore che gli era stata data Martin aveva scelto di barattare il suo vero amore, momentaneo, con una vita priva di quel sentimento, pur di evitare le sofferenze che solo la perdita di questo può causare.

E gli anni trascorsero: come candide pagine al sole ingialliscono fino a divenire illeggibili, così i ricordi sbiadirono nel cuore di Martin, egli quasi dimenticò di aver vissuto una vita completamente diversa, tanto tempo prima, e, alla fine, anche il malessere mutò in un vuoto dentro il suo animo, ma un vuoto a cui si abituò tanto da dimenticarne la causa, custodendo dentro di sé quell’ingordo buco nero, capace di ingoiare ogni emozione.

Martin aveva fatto la sua scelta e la sua vita pareva piena di ogni gioia accessibile all’uomo, ma solo lui poteva comprendere la falsità di tutto ciò: ormai si trovava come un attore, a recitare la sua parte, senza che nulla lo motivasse…

Era ancora giovane quando sentì il dolce respiro della morte su di sé, ma per lui già troppo era durata quella vita e ormai il suo corpo era solo un carcere per l’anima che da tanto era morta, da quel giorno d’autunno…

E aveva solo un rammarico: quella sua “seconda” vita avrebbe potuto riportarlo accanto all’unica creatura capace di completarlo…ma lui aveva avuto paura di soffrire, paura che la sofferenza l’avrebbe straziato, aveva cercato sostituire chi era insostituibile e ora lo sapeva: avrebbe potuto amare, davvero, per la seconda volta, colmare quel vuoto, ma la paura del dolore gliel’aveva impedito…

“Oh, Sarah, dove sei?”…a fatica muoveva le labbra di quel corpo che presto non gli sarebbe più appartenuto, e dagli occhi lucidi sentì lungo le guance scorrere incontrollabili le lacrime di una tristezza compagna della vita intera…

Lei era lì, in quell’angolo dove si erano incontrati, dove i loro cuori avevano iniziato a battere, era splendida, gli occhi celesti già riversavano amore in quelli di Martin…

“Vuoi ballare con me, dolce Sarah?”…sui suoi occhi si posarono le tenebre, ma lui poteva vedere lo splendido nastro rosa distintamente fra i morbidi capelli di Sarah: gli ultimi istanti di vita gli stavano donando per l’ultima volta l’emozione dell’amore e con esso la felicità…

Poi tutto sparì: aprì gli occhi e scoprì che poteva di nuovo vedere attorno a sé, si destò e, destandosi dal torpore, cominciò a capire che aveva dormito, sognato…tutto era solo un sogno: sperò che potesse esserlo anche…no, ormai trent’anni erano passati da quel mattino d’autunno, lui era invecchiato nel rimpianto, mai più aveva conosciuto l’amore e per trent’anni aveva desiderato solo poter tornare indietro e non dover mai vivere il dolore che giorno dopo giorno l’accompagnava…e chiuse gli occhi, ancora una volta…

“Perdonami amore mio, ora so…”

Tutto era scomparso…trent’anni trascorsi e nemmeno un ricordo, era come se la sua vita si fosse interrotta da quel giorno