10/01/2021 LA PAURA PIU’ GRANDE

morte

La paura è un meccanismo previsto dalla natura per salvaguardare la vita e l’incolumità da pericoli concreti e imminenti. Nelle specie capaci di pensiero astratto, spesso accade che la maggior parte delle paure non nascano da situazioni di pericolo attuale, bensì da rappresentazioni ipotetiche riguardo al futuro: paura di non piacere, di non farcela, di non realizzare i propri sogni, di non vedere corrisposto l’amore, etc.

Le paure “ipotetiche” o “astrattive”, risiedendo nell’inconscio, possono essere spontanee o indotte: una persona può aver paura di essere rapita perché lo ha visto accadere ad altri, o per motivi innati, oppure perché – per esempio – indotta da un bombardamento mediatico a ritenere probabile quell’evento. Semplicemente evocare, nominare o prospettare continuamente un evento spinge fatalmente a pensarlo in continuazione, e, se si tratta di un fatto avverso, a temere che accada.

Non importa tanto la probabilità o la gravità: ciò che conta è la ripetitività.

La prova di quanto sopra è quotidiana, ormai da quasi un anno: numeri ufficiali, ampiamente falsati e ingigantiti, attestano che, su 60 milioni di italiani, circa 2 milioni sarebbero risultati “positivi” al covid. Il 3,3% dell’intera popolazione. Di questi, comunque e per onore di cronaca, si sospetta che i falsi positivi possano essere fino al 97%. È accertato che circa il 96% dei cosiddetti “positivi” non ha alcun sintomo. Insomma, i “malati” sono circa 100.000 su 60 milioni di abitanti: lo 0,16% della popolazione. A conferma di questi numeri, è sufficiente esaminare il bollettino ufficiale governativo: il 9 gennaio 2021, i “contagiati” ufficiali sono 572.842. Di questi, 546.989 sono in quarantena obbligatoria, cioè posti agli arresti domiciliari senza avere alcuna malattia o avendo sintomi lievi e non gravi. Invece, 23.260 sono le persone ricoverate con sintomi, cioè soltanto il 4% dei “positivi”.

Detta in altri termini, ciascun cittadino italiano ha il 3,3% di probabilità di contrarre un virus. Se contraesse quel virus, ciascun abitante avrebbe soltanto il 4% di probabilità di ammalarsi gravemente: il 4% del 3,3% della popolazione italiana!

Nonostante numeri imbarazzantemente bassi, e nonostante il 40% circa dei cittadini italiani sia destinato a sviluppare un tumore nel corso della vita, la paura più grande non è per i tumori, ma per il covid.

Facendo un raffronto con il 2018, le persone con sintomi influenzali nel periodo di sorveglianza (ottobre-aprile) erano state 4.780.000 (fonte: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2019/08/22/andata-la-stagione-influenzale-tutti-numeri-italia/). Insomma, i “positivi” all’influenza stagionale nel 2018, stimati in soltanto 6 mesi di sorveglianza, erano stati più del doppio dei “positivi” al covid stimati nell’arco di 11 mesi di sorveglianza. Eppure, nel 2018 nessuno si sarebbe mai sognato di andare in giro con la mascherina per la strada, o smettere di uscire di casa per paura di ammalarsi.

Ecco, quindi, come si può verificare facilmente che la paura più grande non sia affatto quella più fondata, ma, semplicemente, quella indotta nel modo più pressante.

A monte di tutto sta la paura di morire, che, pure, poggia sulla totale ignoranza dei fondamentali dell’esistenza: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? Nella misura in cui le religioni sono vuoti simulacri, incapaci di offrire reali spiegazioni dell’essere, e il materialismo “pseudointellettuale” si è appropriato della società a tutti i livelli, è naturale che l’essere umano contemporaneo, ignorando il senso dello stare al mondo, sia una facile preda di spacciatori di effimere eternità e paure.

Il motivo per il quale i cosiddetti “illuminati” ambiscono ossessivamente al prolungamento dell’esperienza terrena è la loro totale ignoranza della vera natura dell’esistenza, e dell’anima: di questa paura sono al tempo stesso portatori e spargitori, inoculandola nelle società per poi strumentalizzarla.

La più grande paura di (quasi) tutti è morire. Ciò è possibile soltanto ignorando il senso e la natura del vivere. Non è un caso che le persone realmente versate sul piano spirituale dell’esistenza non abbiano mai preso sul serio il terrorismo mediatico da covid: soltanto se si considera il piano terreno quale unica realtà del vivere, si può essere spaventati dall’abbandonarlo, e, così, rendersi manipolabili.

Purtroppo, gli “illuminati” lo sono soltanto nel nome: un nome che denota inconsapevolezza e presunzione, nel ritenersi superiori agli altri e portatori di conoscenze assolute. Conoscenze che, in realtà, sono spesso parziali e manipolate: costoro, che si credono i più informati al mondo, sono per lo più a loro volta pedine o burattini.

Essere liberi significa, prima di tutto, distinguere tra le paure concrete e quelle illusorie, tra quelle spontanee e quelle indotte. Tutti quelli che censurano e dileggiano chi non si allinea tradiscono palesemente la volontà di mantenere la società nell’ignoranza e nella paura, così da poter offrire rimedi illusori tanto quanto i mali paventati. Chi non si ritiene superiore agli altri, e chi rispetta gli altri, non ha né l’ambizione né la capacità di porsi quale decisore di cosa sia vero e cosa sia falso, né tantomeno si presenterebbe mai agli altri come salvatore designato.

In conclusione, c’è un modo soltanto per uscire da questa crisi e non permettere mai più che in futuro ciò si ripeta: assumersi il fardello di scoprire, autonomamente, la propria natura e il senso dell’esistenza. O, detto in altri termini, divenire consapevoli: questo ci renderà immuni da qualsiasi manipolazione, e, al tempo stesso, dai falsi mali e dai falsissimi rimedi.