NASCITA E DECLINO DI TALOS

Talos

A Talos la gente vive in armonia.

Talos è una comunità di persone. Cosa vuol dire? Che tanti esseri umani hanno smesso di vivere come individui isolati e hanno deciso di riunirsi. In questo modo, si era pensato, i limiti dei singoli sarebbero stati superati e le possibilità sarebbero state molto più ampie, lavorando come gruppo. Insomma, la comunità avrebbe rappresentato il superamento dei singoli e li avrebbe tutelati e supportati, favorendone il benessere, la serenità e la realizzazione. Ecco, Talos era nata più o meno così: la garanzia di un futuro migliore. Certo, per ottenere tutto questo a qualcosa si era dovuto pur rinunciare. Quel qualcosa era la libertà. Non tutta la libertà, beninteso: quella parte di libertà che non avrebbe consentito la convivenza, resa possibile soltanto dalla condivisione di regole di condotta. Insomma, tutti a Talos si erano impegnati a rispettare le stesse regole, nello stesso modo. In cambio di questo, appunto, la garanzia di un futuro migliore, più sereno e prospero.

Tutto partì per il meglio, a Talos: le persone non sentivano il peso della rinuncia per quella porzione di libertà che avevano dismesso, ma potevano invece apprezzare i benefici della comunità, guidata dai più saggi e rispettosi tra gli abitanti.

La comunità rappresentava effettivamente qualcosa più dei singoli individui che la componevano, e ciascuno aveva il proprio ruolo, conferendo qualcosa e ricevendolo a sua volta.

Il primo evento significativo nella storia di Talos fu rappresentato dalla scomparsa dei primi saggi, che obbligò a scegliere dei sostituti. Ma, mentre all’inizio nessuno aveva obiettato nulla circa il conferimento dell’incarico di guide ai più saggi, a questo punto emerse un problema: chi avrebbe dovuto scegliere i sostituti? Ciò sarebbe dovuto spettare ai saggi superstiti, oppure alla comunità intera? Uno dei saggi disse: “Spetta a noi, in qualità di guide scelte dalle persone e di membri superstiti destinati a confrontarci quotidianamente con quelli che saranno prescelti, la loro nomina”. Un altro saggio disse: “Spetta alla comunità esercitare questa scelta, proprio come la esercitò designando noi, che del resto non abbiamo altro potere se non quello che ci è stato da loro delegato”. “Ma loro non conoscono bene come noi le esigenze di governo e il suo funzionamento: non sono sufficientemente preparati per scegliere bene”, obiettò il primo. “E’ vero” – disse il secondo – “ma ciononostante conoscono meglio di noi le proprie esigenze, e possono giudicare più obiettivamente il nostro operato”. Alcuni membri di Talos condividevano le parole del primo saggio, mentre altri quelle del secondo. Fu la prima volta che Talos conobbe una divisione tanto profonda.

Alla fine i saggi compresero che la separazione e le ostilità che ne erano derivate erano assai più gravi di qualunque pericolo derivante dalla decisione di un metodo per la designazione del loro consesso, così scelsero di rinunciare spontaneamente a nominare i propri membri, affidando alla gente quel potere. Ciascuno avrebbe votato per una persona e chi avesse ricevuto il numero maggiore di voti avrebbe assunto l’incarico. Così fecero.

Accadde che i primi designati, preoccupati dalle recenti tensioni, declinassero l’incarico di guida e così gli abitanti di Talos compresero che sarebbe stato assai complesso arrivare all’assegnazione dei posti, senza aver preventivamente saputo “chi” fosse disponibile e chi no. Per semplificare e velocizzare la procedura si decise che soltanto chi si fosse candidato avrebbe potuto essere eletto. Accadde così che i meno ambiziosi, i meno inclini al protagonismo, i più umili e riservati risultarono automaticamente esclusi dalla possibilità di guidare la gente. Per contro il requisito più spiccato delle nuove guide divenne l’ambizione, o, perlomeno, l’attitudine a dirigere gli altri.

Quello che originariamente era nato come un onere, assegnato dalla comunità a coloro i quali per esperienza, equilibrio e saggezza, avrebbero potuto meglio servirla, finì per diventare una posizione ambita grazie a quel semplice cambiamento che inizialmente era sembrato un’ovvia semplificazione. Laddove quelli che erano stati designati come i primi saggi a guidare la collettività avevano accettato il peso delle responsabilità che gli derivavano come parte dell’accordo originario inteso a migliorare le condizioni di vita dei singoli, queste nuove guide non mancavano invece di compiacere i propri potenziali elettori al fine di conquistare la posizione desiderata.

Non era stata mai molto complessa la vita a Talos, eppure dal momento in cui le aspiranti guide iniziarono ad essere elette fra coloro i quali si candidavano spontaneamente sembrò che i problemi si fossero improvvisamente moltiplicati; infatti ciascuno di loro ne indicava uno differente, offrendosi di trovare una soluzione. A quel punto ciascuno doveva offrire soluzioni anche a tutti i problemi indicati dagli altri, oltre che al proprio, e piano piano le persone si divisero seguendo l’uno o l’altro e creando così delle fazioni. Il passo successivo fu abbastanza prevedibile: anziché prendere posizione su ciascun problema, gli abitanti di Talos iniziarono a identificarsi direttamente con la corrente di pensiero portata avanti da uno o dall’altro.

Insomma, dove una volta c’era stato un confronto aperto ora si era verificata una situazione del tutto differente: quella che era stata una comunità di individui si trasformò in una serie di gruppi, contrapposti l’uno all’altro. La velocità con cui ciò si verificò sembrerebbe incredibile, e forse lo fu davvero.

Dopo alcuni decenni, quando la comunità di Talos era ormai prossima a compiere cent’anni, tutti i suoi fondatori erano ormai scomparsi, mentre tutti quelli preposti a guidare la collettività, al pari di coloro i quali dovevano eleggerli, non avevano conosciuto altro se non un sistema in cui le guide erano scelte fra chi si candidava ed essere eletti al ruolo di guida non rappresentava un onere ma un beneficio. Questa era ormai la normalità. Così come era normale non sentirsi tutti appartenenti alla comunità di Talos, bensì a quel sottogruppo rappresentato da chi appoggiava le medesime idee.

Mentre le guide erano state originariamente una parte fisiologica della collettività, il cui principale scopo era risolvere i problemi migliorare la qualità della vita condivisa, sembrava oramai che la maggior parte delle questioni che occupavano gli abitanti di Talos scaturisse proprio dalle contrapposizioni tra le fazioni, nonché tra le guide stesse e la comunità.

Qualcuno a Talos iniziò a suggerire che non importava chi avrebbe guidato la collettività: era il sistema stesso difettoso, e pertanto finché non si fosse cambiato quello non si sarebbe mai avuta soluzione reale.

Tutte le fazioni consolidate avversarono la soluzione di cambiare il sistema e qualcuno iniziò ad affermare che farlo avrebbe voluto dire distruggere la comunità intera e che chi lo proponeva andava emarginato e allontanato poiché era pericoloso per Talos. “Per Talos” divenne in quel periodo un’esclamazione assai diffusa, e lo sembrò ancora di più quanto meno chi la utilizzava aveva da argomentare a conforto delle proprie idee. Su questo tutte le fazioni principali, che erano invece apparse sempre assai distanti, sembravano concordare: tutto ciò che si fa per Talos è giusto e chi mette in discussione il sistema su cui poggia la sua amministrazione è inevitabilmente un nemico di Talos.

Non era neppure trascorso un secolo da quando quelle persone, prima sole e separate le une dalle altre, si erano abbracciate per realizzare una comunità che trovasse nella condivisione la sua forza e la garanzia di un futuro più sereno; la libertà a cui ciascuno aveva spontaneamente rinunciato di buon grado ormai non gli era più disponibile, mentre quelle guide che originariamente avrebbero dovuto essere garanti della promessa di un futuro migliore ne erano divenuti arbitri.

Mentirei se vi dicessi che le cose migliorarono nel futuro prossimo di Talos: esse, semmai, peggiorarono ulteriormente. Le persone iniziarono a contare sempre meno, e così le loro idee: così come da tempo erano state private della possibilità di scegliere liberamente le proprie guide, dovendosi limitare a esprimere una preferenza tra coloro i quali ambivano a quella posizione, con il passare del tempo la loro facoltà di autodeterminazione andò costantemente comprimendosi benché pochi se ne accorgessero. Ciascuno poteva esercitare un elevato numero di scelte nella propria vita, e ciò bastava ai più per sentirsi liberi e padroni di sè, ma si trattava soltanto di un’apparenza ingannevole: la verità è che le loro scelte da tempo non erano ormai più libere, ma limitate a optare tra alternative prestabilite da altri. A un certo punto qualcuno iniziò perfino a dubitare che esercitare una scelta tra quelle alternative non fosse soltanto inutile, ma permettesse addirittura di perpetuare un sistema di prevaricazione. Naturalmente i fautori di questa verità rappresentavano una netta minoranza: le fazioni che si contrapponevano per assurgere alla guida degli altri si limitavano a rappresentare se stesse come la soluzione a tutti i problemi, e così uno dopo l’altro e uno contro l’altro.

Occorsero altri secoli, è vero, ma qualcosa un giorno accadde: fu il giorno in cui le guide legittimamente elette dalla comunità si resero conto che l’ultima bugia era stata raccontata, l’ultimo trucco rappresentato, l’ultimo inganno portato a compimento e che non c’era più alcun beneficio da conseguire. Tutto era stato preso o tolto e null’altro poteva esserlo oramai. A quel punto la comunità rimase priva di guida e sembrò essere la fine di Talos, destinata a sciogliersi riportando i suoi membri allo stato primordiale in cui ciascuno viveva separato dagli altri. Come estremo tentativo ci si rivolse alle persone più sagge, più equilibrate ed esperte, che erano state anche le più riluttanti ad assumere la guida della collettività: a loro si chiese se potesse esserci una soluzione per ritrovare l’unità pur mantenendo l’individualità di ciascuno e senza ripetere quegli sbagli che avevano condotto nel baratro. Dopo consultazioni che sembrarono senza fine i nuovi saggi giunsero a una conclusione e la condivisero con la collettività: “Affinché un organismo funzioni correttamente” – dissero – “è necessario che ciascuno faccia la propria parte, mentre voi avete accettato che soltanto pochi decidessero per tutti, rinunciando alla fine perfino a elaborare pensieri vostri e limitandovi a scegliere, tra quelli altrui, i più accomodanti o inclini alle vostre preferenze. Se volete che possa esistere di nuovo una comunità armonica, dovrete diventare artefici di quell’armonia ogni giorno, in ogni azione, nei confronti di chiunque. È oramai chiaro che nessuno può trasformare una comunità o risolvere i suoi problemi, se non essa stessa, e ciò attraverso le sue parti più piccole. Come ogni cellula collabora con le altre affinché il corpo intero funzioni, così Talos vivrà soltanto se ciascun suo membro sarà in grado di agire e pensare al pari di tutti gli altri, cosicché la testa, cioè le sue guide, non siano altro che la manifestazione funzionale di un tutt’uno e non già ciò che non può essere, cioè la soluzione di problemi intrinseci ai singoli individui”.

Fu con eccezionale sforzo che gli abitanti di Talos, memori del declino della tragedia che avevano vissuto, trovarono il coraggio di cambiare tutto ciò che c’era bisogno di cambiare. L’unica cosa che occorreva cambiare realmente: ciascuno se stesso. Fu così che Talos divenne, per la prima volta dopo moltissimo tempo, di nuovo una libera comunità di liberi individui e pensatori, che si reggeva sulle virtù di tutti anziché sull’ostentazione di esse da parte di pochi, che alla speranza aveva sostituito il coraggio e che ai falsi salvatori aveva preferito delle guide che non avevano più il dovere di salvare nessuno, ma soltanto quello di agevolare l’amministrazione della vita condivisa.

Adesso a Talos la gente vive in armonia. Davvero.