(RI)CONQUISTARE LA LIBERTA’

 

In occidente nessun ordinamento ha mai affermato tante libertà come oggi, eppure non siamo mai stati meno liberi. Come si spiega questo paradosso? È possibile rimediare?

Prima di tutto: che cosa è la libertà? Una condizione materiale o mentale? Forse è proprio in questa distinzione che si risolve il paradosso: esistiamo all’interno di una società che valorizza ed estremizza la prima e svilisce la seconda.

La costrizione fisica è un fatto lampante, chiaro, inequivoco, interpretabile semmai nelle sue sfumature, ma oggettivo nei contenuti: un essere umano non può essere assoggettato a schiavitù né asservito contro la sua volontà a compiere alcunchè. La detenzione rappresenta la somma pena da infliggere a chi trasgredisce la legge, ma soltanto nei modi, termini e forme previsti dalla stessa legge in modo generale e astratto.

Una volta combattevamo per conquistare la libertà del corpo e quante barricate sono state erette, colpi sparati, bombe lanciate, scioperi della fame intrapresi, manifestazioni inscenate, parole scritte, vite perdute, per quella conquista. Ma dove siamo oggi? Liberi nel corpo e, forse, schiavi nella mente?

Quanta libertà c’è in un mondo invaso di martellamenti che, come una ubiqua “inception”, radicano in noi pensieri, bisogni, congetture e preconcetti che non ci appartengono?

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Immaginiamo di nascere già pienamente coscienti di noi, come adulti, in un mondo in cui la natura è rigogliosa, l’aria pulita, il sole caldo, le piante cariche di frutti, ogni persona è vista come tale e considerata per come si comporta nei confronti degli altri, non c’è una sveglia che suona al mattino,  né scarpe o cravatte scomode da indossare: chi sentirebbe il bisogno di riempire quell’aria di smog, quei prati e boschi di asfalto grigio e rumori assordanti, costringendo il corpo in scomodi abiti che la moda o la collocazione geografica hanno scelto per noi? Chi sentirebbe il bisogno di possedere un apparecchio attraverso il quale guardare persone estranee che raccontano eventi tragici di altre persone, ancora più estranee, rispetto ai quali non possiamo fare nulla, o di rinunciare a vivere in prima persona esperienze e conoscenze, per assistere a quelle, finte, di altri?

Ci illudiamo di essere liberi, ma non ci accorgiamo che la nostra libertà di scelta si esaurisce in una mera preferenza tra alternative che altri hanno predisposto e, ciò che è peggio, ce le hanno inculcate tanto da renderle per noi normali, necessarie, imprescindibili.

Oggi la battaglia per l’indipendenza e la libertà si combatte tutta dentro di noi, nel diritto a non ricevere pressioni esterne, stimoli a desiderare a tutti i costi, ad avere informazioni veritiere e complete su ciò che ci viene offerto e sul suo opposto.

Oggi il più grande progresso nella conquista della libertà possiamo offrirlo informando e informandoci, imparando a domandarci quanto, fra ciò che ci circonda, rispecchia le nostre aspettative o esigenze e quanto, invece, ci è stato inculcato a mo’ di “inception”.

Un passo fondamentale verso la libertà consiste nell’emanciparsi dalla pubblicità, dalla moda, dai preconcetti sociali che vincolano il nostro pensiero entro mura che qualcun altro ha eretto, ma nelle quali soltanto noi possiamo scegliere se rinchiuderci o meno.

La conoscenza rende liberi, liberi veramente.

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