“ECOLOGICO”: FENOMENOLOGIA DI UN ABUSO LINGUISTICO

ecologico

Ogni tanto – perfino senza guardare la televisione – si viene raggiunti da spot o diciture che contengono il termine “ecologico”, come attributo del prodotto che cercano di piazzare: ma che cosa significa, precisamente?

Già il fatto che si ricolleghi al vocabolo il significato di “rispettoso dell’ecosistema” deriva da una storpiatura, poiché “ecologico” sarebbe semplicemente l’aggettivo derivato da “ecologia”, cioè la scienza che studia i rapporti tra organismi e ambiente: nell’accezione originaria, quindi, si tratterebbe semplicemente di qualcosa che ha a che vedere con quella scienza.

Sorvoliamo sull’equivoco linguistico e consideriamo il significato di uso comune: cosa sarebbe dunque “ecologico” (cioè rispettoso dell’ambiente)?

Esempi di (ab)uso del termine si trovano riferiti ad automobili, furgoni, autobus, palazzi, cibi, arredi, elettrodomestici, detersivi, abiti, perfino società: insomma, a giudicare dalla diffusione di questo attributo dovremmo vivere in un giardino fiorito, mentre invece non soltanto viviamo in un mondo inquinato, ma l’inquinamento sta aumentando anziché diminuire.

Cercando di chiarire le ragioni di un paradosso tanto evidente, la prima risposta è fin troppo ovvia: l’onnipresenza della qualifica di “ecologico” si basa su motivi di marketing. Poiché l’ambiente è in cima alle preoccupazioni delle persone, ma dato che è pressochè impossibile conciliarne il rispetto con il profitto, la prima lezione del marketing è di dire e ripetere ossessivamente ciò che – alla fine – verrà considerato vero.

La forma prevale sulla sostanza, il significante sul significato: le coscienze si appagano facilmente, poiché – tutto sommato – ciò che cerchiamo è semplice avallo dei nostri desideri, più che reale soluzione ai problemi.

Del resto è sempre il solito vecchio trucco dell’illusionista: distolgo la tua attenzione dal punto focale a quello periferico, in modo da poter realizzare l’inganno.

Prendiamo ad esempio l’auto elettrica, che viene definita “a impatto zero”, “a emissioni zero”, “pulita”, “100% CO2 free”, “ecologica”, “ecocompatibile”, etc.

Ma il problema delle emissioni non è il vero problema: si tratta soltanto di un capro espiatorio. Se tutto il traffico veicolare del mondo provoca a malapena il 20% delle emissioni di CO2 umane al mondo (la maggior parte delle quali dovute al traffico commerciale), come si può pensare che il problema sia ciò che esce dallo scarico, senza considerare l’impatto della produzione, trasporto e smaltimento di un’automobile?

Qualcosa come una macchina “ecologica” non potrà mai esistere: qualsiasi materiale si utilizzi, qualsiasi siano le emissioni, qualsiasi il riciclo. È l’economia del consumo che devasta l’ambiente, senza se e senza ma. Se le risorse sono limitate non esistono attenuanti: si può solo pensare a questo come a un sistema a tempo, che si basa su un conto alla rovescia in costante accelerazione.

La fine del tempo, cioè del sistema consumistico, non sarà mai dettata dalla scelta di “responsabilità” dei venditori, né dei politici che su di essi hanno fondato le proprie campagne elettorali e che preferiscono ammannire finte promesse di finte riprese economiche, anziché informare le persone ed educare il loro senso critico: quando le risorse saranno esaurite – ma allora sarà troppo tardi – le industrie chiuderanno per impossibilità sopravvenuta. A quel punto noi punteremo il dito contro le multinazionali che hanno depauperato il pianeta della sua linfa vitale per il vile denaro, dimenticando che questo, prima di passare nelle loro tasche, era nelle nostre e che l’unico motivo per cui sono proliferate è stata la nostra sete di superfluo e ricerca dell’inutile.

Non esiste nulla di ecologico che non sia sorto spontaneamente in natura, così come non c’è attività umana ecologica, eccetto quella che si oppone ad altre attività umane di sfruttamento dell’ambiente: non esiste cibo ecologico se non la frutta che cresce spontanea, né abitazione, mezzo di trasporto, arredo, capo d’abbigliamento, detergente, etc.

Tutto quello che possiamo fare per migliorare noi stessi e l’ambiente in cui esistiamo è di crescere in consapevolezza, rifiutare le suggestioni e le adulazioni del marketing, acquisire senso critico e renderci ogni giorno protagonisti del cambiamento.