IL VEGETARISMO “DIMENTICATO” DEL CRISTIANESIMO

 “Poi Dio disse: ‘Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo’” (Genesi, 1:29). “Chi immola un bue è come se uccidesse un uomo; chi sacrifica un agnello, come se accoppasse un cane; chi presenta un’oblazione, come se offrisse sangue di porco” (Isaia 66:3). Su queste affermazioni, contenute nella Bibbia, nulla si dice nelle funzioni domenicali, nessun divieto è fatto ai fedeli, niente argomentano i papi che la domenica arringano la folla a piazza S. Pietro.

Non si tratta di una svista e neppure di una casualità, così come non lo è neppure il fatto che proprio nei vangeli “apocrifi” (cioè quelli non accettati nella dottrina ufficiale) si rinvenga un numero di riferimenti al vegetarismo sproporzionato rispetto a quello dei vangeli ufficiali.

La soppressione “mirata” di affermazioni a favore del vegetarismo non è stata l’unico strumento usato dai revisori dei testi sacri, che si sono avvalsi largamente anche di traduzioni “libere”, grazie alle quali taluni concetti “inopportuni” possono finire seppelliti in espressioni che sembrano versi ermetici o vuote metafore.

Un esempio illuminante: negli Atti degli Apostoli, 15:19 – 15:20, Giacomo afferma “Perciò io ritengo che non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio; ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dagli animali soffocati, e dal sangue” e, ancora, in 15:28 – 15:29, “Infatti è parso bene allo Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie: di astenervi dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati, e dalla fornicazione; da queste cose farete bene a guardarvi. State sani”. Da ultimo, negli Atti degli Apostoli 21:25 si legge che: “Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione».

Il verbo greco adoperato nel riferimento agli animali è αναστήσω, il cui significato in italiano può essere: “affogati, asfissiati, soffocati, calpestati, imbavagliati, intasati, oppressi, ostruiti, otturati, sopraffatti, tiranneggiati”. La traduzione “soffocati” non è certamente la più corretta, né tantomeno la più logica: quale precetto vi si dovrebbe ricondurre? La traduzione filologicamente più corretta dell’originale greco suggerirebbe di astenersi dal “tiranneggiare gli animali”, ben lungi da quel criterio antropocentrico di ispirazione medievale che vuole i non umani asserviti agli umani.

Numerosi gli sponsor illustri del vegetarismo fra i padri fondatori della Chiesa d’Oriente (S. Basilio Magno, S. Gregorio di Nazianzo, S. Giovanni Crisostomo, Sant’Atanasio) e d’Occidente (S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Agostino, S. Gregorio Magno) e lo stesso S. Pietro nelle Omelie Clementine, XII, 6 rec. VII, 6 affermava che: “Mangiare carne è innaturale quanto la pagana adorazione dei demoni. Io vivo di pane e olive, ai quali aggiungo solo di rado qualche verdura”.