DIALOGO SULL’ALIMENTAZIONE (ragioni a confronto) – PARTE I: ONNIVORO E VEGETARIANO

magritte

O: ho sentito che sei diventato vegetariano.

V: è vero.

O: perché questa scelta?

V: in primo luogo per gli animali. Non è giusto uccidere esseri senzienti per appagare il palato. C’è troppa sofferenza in un piatto di carne per poter far finta di niente.

O: ma tu non consideri che l’uomo è un predatore per natura ed è all’apice della catena alimentare. Inoltre l’uomo si adopera per diminuire al minimo le sofferenze degli animali di cui si nutre: ci sono un sacco di leggi che gli allevatori devono rispettare e gli animali vengono uccisi senza sofferenza, non come farebbe il leone con la gazzella e neppure come avviene in alcune religioni che usano metodi cruenti.

V: mi piacerebbe risponderti in modo esaustivo, quindi proverò a dirti cosa penso delle questioni che mi hai posto in modo analitico. Per prima cosa la questione dell’uomo predatore: se così fosse, questi sarebbe dotato di artigli e zanne, esattamente come tutti i predatori del mondo. Ma c’è di più: se fosse come sostieni, la vista di una mucca o quella di un maiale, oppure ancora quella di un cervo, ci stimolerebbero appetito e desiderio di mordere quegli animali per nutrircene. Eppure così non avviene, e, anzi, è molto più naturale che un uomo provi affetto per una mucca o per un cerbiatto, anziché ne sia attirato considerandoli prede appetibili. Prima di parlare delle leggi e della sofferenza degli animali, devo però dirti che la questione è secondaria e forse perfino irrilevante: se il tuo assassino avesse cura di stordirti prima di ucciderti, ti sentiresti forse meglio o riterresti lui meno in torto? Bene, a questo punto però vorrei chiederti anche quante leggi conosci in materia, e quali sono le loro esatte prescrizioni: puoi pensarci mentre continuo a risponderti. Quando parli di uccisione “senza sofferenza” dimentichi forse tutta la sofferenza che riempie le vite degli animali da macello, fin dalla nascita: vengono castrati senza anestesia appena nati, le loro code mozzate, i loro denti limati o strappati, i becchi tagliati, vengono marchiati a fuoco, sono stipati in spazi angusti, alimentati con mangimi artificiali che ne peggiorano le condizioni di salute e rendono necessario l’uso di antibiotici, anche a causa degli ambienti insalubri in cui sono detenuti, tra escrementi e relativi batteri. Molti subiscono ferite dai loro simili o a causa degli spazi angusti o delle caratteristiche dei luoghi in cui sono detenuti, spesso senza vedere nemmeno la luce del sole. E questo senza contare i casi peggiori, come il foie gras, la bile d’orso, i vitelli, etc. I polli, poi, geneticamente selezionati, sono come timer da cucina con un conto alla rovescia che dura poche settimane: quelle necessarie a ingrassarli quanto serve. Dopo la crescita dei tessuti sarebbe tale che non riuscirebbero più a camminare, a respirare, né il loro cuore a battere, come talora avviene ben prima della macellazione. Per questo, seppure l’uccisione avvenisse davvero senza dolore, seppure venissero realmente resi incoscienti, come peraltro non accade, e se l’uccisione fosse istantanea, come neppure accade, allora potremmo forse considerare privo di sofferenza l’istante della morte, al contrario di tutto il resto della vita.

O: certo, le tue parole sono suggestive e angoscianti, ma quel che va fatto per sopravvivere va fatto. La natura non è generosa, né compassionevole: se c’è davvero tutto questo dolore si può senz’altro migliorare, e l’uomo ha la possibilità di farlo. Non per questo deve rinunciare al suo posto nella catena alimentare: se abbiamo sviluppato la capacità di cacciare è grazie all’intelletto superiore rispetto agli altri animali, dunque è proprio la natura che ci ha resi predatori, ed è grazie ad essa che, con l’evoluzione, abbiamo ottenuto le nostre capacità moderne. Lo ripeto: il leone, per mangiare la gazzella, non chiede il permesso a nessuno, e tantomeno si fa rimorsi. È la legge di natura che lo spinge, come spinge noi: il forte mangia il debole, e la nostra forza è l’intelligenza e la tecnologia.

V: mi fa piacere che menzioni con tanta convinzione la legge di natura, poiché questo mi induce a ritenere che sarai disposto ad applicarla senza riserve in tutte le sue implicazioni. Per esempio, è vero che il leone mangia la gazzella, ma è vero anche che se questa scappa non esiste leone che possa adire un tribunale per costringere la gazzella a farsi mangiare. O perlomeno io non ne ho avuto notizia. Così, se tu intendi applicare la regola nota come “legge del più forte”, allora certo sarai disposto a lasciare che un bruto ti percuota e ti depredi, o addirittura ti uccida, senza esigere alcuna protezione, senza che tu o altro per tuo conto possa fermarlo, oppure perseguirlo. Se ti guardi attorno puoi vedere una società che, per difendersi da se stessa, ha da lunghissimo tempo rinnegato il principio del più forte: cosa, dunque, l’autorizzerebbe ad affermarlo solo a propria tutela, se non l’ipocrisia?

O: ma quello che tu descrivi è un mondo ideale, un’utopia ben lontana dalle nostre possibilità. Tu vivi in una società prospera che ti dà la possibilità di scegliere e di comperare al supermercato tutto ciò che ti occorre, anche se ti rifiuti di mangiare la carne. Ma se solo fossi vissuto 100 anni fa, oppure se vivessi in un paese meno evoluto, mangeresti tutto quello che trovi, senza fare tante storie. La carne non è un piacere, ma una necessità, per vivere bene: puoi essere vegetariano prendendo integratori, altrimenti senza ferro cadresti in un batter d’occhio per terra, anemico e senza forze.

V: ecco un argomento assai equivocato. In tutta la storia umana non si è mai mangiata molta carne. Soltanto nel XX secolo, in occidente, si è verificata una massiccia trasformazione dell’alimentazione, con l’introduzione di quantità di carne mai viste prima: più si risale nel tempo, verso le popolazioni meno tecnologiche, più la dieta umana si incentra sui vegetali. Perfino quei pochi umani che ancora vivono in condizioni che noi definiremmo selvagge si nutrono circa per l’80% di vegetali quali frutti, bacche, radici, foglie, etc. Si è recentemente appurato che perfino l’uomo di Neanderthal, sebbene vissuto in climi estremamente rigidi e con estrema scarsità di vegetali, non si nutriva soltanto di carne, ma aveva anch’egli bisogno di cibarsi di ciò che cresce dalla terra. Ti stupirebbe forse sapere che il timo secco contiene 30 volte il ferro contenuto in una bistecca, ma del resto hai mai sentito di buoi in natura che soffrissero di anemia per il fatto di nutrirsi di erba? Per non dire dei cavalli, animali maestosi e possenti, che si nutrono di graminacee, e che soltanto per poter sopportare le fatiche imposte dall’uso che ne facciamo noi umani hanno visto trasformare artificialmente la propria alimentazione.

O: ma il ferro dei vegetali non è assimilabile dall’organismo umano come quello della carne, dunque anche se ci possono essere vegetali che ne contengono di più, ciò non basta a compensarne l’inferiore assimilazione.

V: tu intendi fare riferimento al ferro eme e non-eme. È vero, quest’ultimo è meno assimilabile del primo e i vegetali non contengono altro che ferro non-eme; tuttavia dovresti sapere che anche il ferro contenuto nella carne non è interamente del primo tipo, ma soltanto per circa il 40%: ciò significa che sia nella carne che nei vegetali c’è ferro non-eme (100% nei vegetali, 60% nella carne). Inoltre il solo fatto di associare fonti di vitamina C all’assunzione del ferro vegetale ne duplica o triplica l’assimilazione: puoi ben vedere da te che non c’è nessuna fondatezza nella preoccupazione che i vegetariani siano anemici.

O: ma se l’uomo mangia carne da millenni significa che c’è stata un’evoluzione. Comunque è diventato un fenomeno culturale, una parte della nostra storia e tradizione che non può essere cancellata: ormai è una necessità. Anche se possono esserci dei validi sostituti a livello nutrizionale, dove mettere il sapore? E le abitudini?

V: il tuo argomento in questo caso è contraddittorio. Come può, infatti, un’abitudine rappresentare una necessità? Una cosa necessaria si compie anche senza che ve ne sia l’abitudine, poiché senza compierla non si vive (ammesso che la vita sia considerata una necessità, ovviamente), mentre un’abitudine la si compie per scelta e anche senza necessità. Mantenere una tradizione anziché un’altra, oppure crearne di nuove, è semplicemente un atto arbitrario che non ha nulla di obbligato, ma soltanto libere scelte. Il piacere del palato è forse necessario? Certo, anche la carne umana potrebbe essere piacevole, una volta assaggiata, ma questo giustificherebbe l’uccisione di altri umani? E, se così non fosse, per quale motivo, non sussistendone alcuna necessità, potrebbe giustificare l’uccisione di animali non umani, se non in base alla logica del più forte?

Ma ti dirò di più: sei proprio convinto di non poter appagare il palato attraverso alimenti quali la carne vegetale, i salumi vegetali, le salsicce vegetali o il pesce vegetale? Quante volte hai provato queste pietanze?

O: è vero che non ho mai assaggiato quei cibi di cui parli, ma mi sembra che siano del tutto artificiali e poi dimostrano soltanto quanto l’uomo ha bisogno di pietanze come bistecche, hamburger, salsicce, etc. Mi sembra piuttosto incoerente che chi dice che l’uomo non ha bisogno di certi piatti, poi li riproduca nelle forme, nei nomi e nei sapori, in modo artificiale e finto.

V: in questo devo darti almeno in parte ragione, poiché è un richiamo che per certi versi non ritengo opportuno compiere. Ma non è un incentivo ad usare carne: semmai è l’incentivo per chi vi è abituato a un “passaggio” semplificato e senza neppure la minima privazione. Sono di certo artifici, ma ti sei domandato quanti trattamenti subisce quella che tu chiami “bistecca naturale”, prima di arrivare nel tuo piatto? Ovviamente non parlo né delle trasformazioni genetiche degli animali, né di quelle dei mangimi loro somministrati, né tantomeno delle aggiunte di sostanze di sintesi, di ormoni, steroidi, vaccini, antibiotici, etc. Intendo dire i trattamenti che quel pezzo di carne ormai morta che chiamiamo “bistecca” deve subire per potersi conservare ed essere commestibile, prima, e addirittura piacevole, poi. Forse in natura esistono bistecche cotte e condite, oppure hamburger realizzati con carne triturata, o salsicce fatte di viscere? Forse che qualche essere umano troverebbe realmente allettante azzannare la zampa di una mucca? Così non è, e dunque gli stessi artifici di cui parlavi a proposito di certi alimenti vegetali sono adoperati per ingannare i sensi e rendere allettante un tessuto in decomposizione, che senza sale, freddo, o addirittura prodotti chimici di sintesi, sarebbe putrescente in poche ore.

O: non vorrei contraddirti, ma tu hai detto di essere vegetariano per rispetto degli animali. Eppure ora parli di natura umana: dunque sei vegetariano per te o per loro?

V: per gli altri animali, ovviamente! Ma ho voluto mostrarti che non c’è predisposizione, dunque tantomeno necessità, per l’uomo, di cibarsene. E senza necessità non può esserci giustificazione: se scegli di mangiar carne lo fai deliberatamente, non perché sei obbligato a farlo. E capire che a livello fisiologico non esiste per l’uomo nessuna necessità di questo tipo è fondamentale per superare le giustificazioni che ciascuno dà alle proprie azioni. Anzi, forse saprai che ormai persino gli scienziati più ortodossi e tradizionalisti raccomandano di evitare del tutto carni come i salumi, limitare al massimo le carni rosse, e, in generale, l’assunzione di proteine animali: la carne non fa bene, ma soltanto male. Del resto aspettarsi che gli uomini delle caverne abbiano iniziato a cacciare per motivi medici sarebbe estremamente ingenuo, così come affidarsi ad una tradizione da loro radicata per determinare cosa, a livello nutrizionale, sia raccomandabile. E ti dirò di più: la tua salute è molto più collegata alla dieta di quanto tu pensi, poiché sono proprio gli allevamenti di animali che producono metà dei gas serra del pianeta, ed è per questi che avviene l’80% del disboscamento. Senza contare l’eutrofizzazione delle acque, il consumo di risorse e tutto l’inquinamento relativo alla conservazione al freddo, al trasporto, al confezionamento, etc. L’aria, l’acqua e la terra che gli allevamenti contaminano sono le stesse che respiri, bevi e che producono i cibi che mangi e che nutrono gli animali di cui ti nutri.

O: ora mi sembra che tu stia esagerando. E’ sempre la solita storia che i vegetariani salverebbero il mondo. Tu credi davvero che basti non mangiar carne per evitare l’inquinamento e la distruzione ambientale?

V: no, ma sono certo che sia essenziale farlo.