USCIRE DALLA CRISI: QUELLO CHE NON VI DIRANNO MAI

Tutte le scelte politiche del mondo sono a breve termine, poiché a breve termine è il mandato dei governanti e così anche le soluzioni che vengono proposte ai problemi, specie a quello oggi più pressante: la crisi dell’economia.

Prima del rimedio è necessario trovare le cause, ma anche queste spesso sono esaminate in modo superficiale: “E’ colpa delle banche!”, “E’ colpa dei politici corrotti!”, etc.

Ma la vera questione è così radicale che affrontarla significherebbe contrastare tutti gli interessi economici, scontentare la maggior parte degli elettori e, probabilmente, ammettere la propria impotenza, poiché non sarà certamente nell’arco di un mandato politico che si potrà risolvere un problema così profondo.

Cosa ha provocato l’attuale crisi globale? In cinque parole: l’insostenibilità dell’economica consumistica.

Il modello di sviluppo economico attuale si basa sull’aumento del PIL (il Prodotto Interno Lordo) e l’assoluta maggioranza delle attività produttive riguarda beni di consumo. Cosa significa “bene di consumo”? E’ qualcosa che, per definizione, viene consumato e deve essere sostituito: più rapida è la sostituzione, più elevato sarà il numero di prodotti venduti, e quindi il profitto del produttore, a monte, e dei commercianti, a valle della catena.

L’esigenza di aumentare i consumi è stata pianificata in modo sistematico a partire dagli anni ’20 del secolo scorso, quando i produttori di lampadine hanno creato “Phoebus”, un vero e proprio cartello internazionale che ha decretato l’uniformazione della durata della vita media delle lampadine a 1.000 ore, anziché le 2.500 già raggiunte da molti produttori (http://lastampa.it/2013/06/13/scienza/ambiente/inchiesta/una-societ-dei-consumi-a-obsolescenza-programmata-1VV5jDE5gYPE1a1Il2RFUJ/pagina.html).

La politica dei consumi non presuppone soltanto il continuo ricambio dei prodotti, ma anche la creazione ad arte di false necessità, che utilizza la pubblicità come strumento di persuasione di massa: in questo modo il costo della vita lievita, le persone si indebitano per pagare oggetti inutili e spesso dannosi, e i soldi non bastano mai.

Ma ciò che senza dubbio ha funzionato meglio nell’ultimo secolo è stato l’aumento spropositato dei costi degli immobili: ciò che una volta costava come un’annualità di stipendio medio oggi costa dieci volte uno stipendio medio-alto. Eppure si costruiscono sempre più case e paesi come l’Italia hanno uno dei tassi di cementificazione annua più alti del mondo (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-03-04/litalia-sempre-cementificata-stretta-132312.shtml?uuid=AaXxZODD)… Ma la popolazione non cresce da tempo e il fenomeno delle “seconde” o “terze” case può spiegare solo parzialmente questa incongruenza.

Quali sono gli effetti di tutte queste attività “produttive”, che “fanno girare l’economia”? Terra, aria e mari sono pesantemente inquinati e contaminati ormai ovunque, anche perché i paesi “produttori” tendono a utilizzare i paesi poveri come fonti di approvvigionamento, di installazione di attività produttive inquinanti, o addirittura come immondezzai (http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/onu_denuncia_rifiuti_elettronici_africa.html).

Costruiamo centrali atomiche che poi devastano il mondo per produrre l’elettricità (a basso costo) che favorisce i produttori di beni di consumo, contaminiamo ciò di cui ci nutriamo e poi siamo costretti a bonificare (stavolta con fondi pubblici) qualcosa che, comunque, difficilmente tornerà ad essere come prima, provochiamo malattie attraverso questo inquinamento (pesticidi, scorie, emissioni di gas, incidenti nucleari, immissioni di deiezioni di animali da allevamenti, etc.), che poi verranno trattate con farmaci che non curano i mali, ma trattano i sintomi, alterando l’equilibrio dell’organismo e spesso provocando altre patologie, il tutto con la lievitazione dei costi sanitari pubblici.

In un mondo finito, con risorse limitate, come si può promuovere un’economia basata sull’aumento dei consumi? In pochi decenni di questa politica economica abbiamo distrutto l’oceano pacifico e tutti i suoi abitanti, stravolto il clima, deforestato ovunque, avvelenato l’aria: dove arriveremmo tra 50 anni di questo “sviluppo”?

E ciò senza contare gli effetti immateriali: la perdita del tempo libero per lavorare di più, per guadagnare di più, per comprare di più. La confusione dei sentimenti con gli oggetti, con i soldi spesi, la surrogazione degli affetti con i prodotti di consumo (dal cibo-spazzatura alle scarpe), l’invidia del prossimo per ciò che ha anziché per ciò che è, l’ambizione di avere di più anziché essere migliori, etc.

Far “ripartire” l’economia promuovendo una maggiore ricchezza per tutti e maggiori consumi è il più grande errore che l’umanità possa commettere e può essere sostenuto soltanto per tre motivi:

1)     Interesse politico

2)     Interesse economico

3)     Ignoranza

Purtroppo i primi due motivi animano chi governa nel mondo, mentre il terzo anima quelli che scelgono da chi essere governati, quindi l’unico modo per uscire dalla crisi – realmente – è quello di uscire dall’ignoranza, di prendere consapevolezza e di cambiare il proprio modo di vivere, di acquistare, di votare.

(photo credit: http://www.thehindu.com/multimedia/dynamic/00886/07TH_AIR_POLLUTION_886689f.jpg)