LAVORO E LIBERTA’

libertas

–        Ti senti libero?

–        Certo, perché?

–        Libero di fare cosa?

–        Tutto quello che mi pare!

–        Per esempio?

–        Per esempio andare dove mi pare!

–        Quando?

–        Quando non lavoro

–        Quand’è che non lavori?

–        Be’, un paio di giorni ogni settimana, inoltre tre o quattro settimane all’anno

–        E tutto il resto del tempo?

–        Be’, il resto del tempo lavoro

–        Quindi per 255 giorni su 365 non sei libero di andare dove ti pare, giusto?

–        Giusto

–        E aspetti con ansia i giorni liberi?

–        Certo, non vedo l’ora che arrivino

–        Perché?

–        Come perché? Perché così sono libero di andare dove voglio e vedere i miei cari

–        Non ti piace dove stai?

–        Certo che no, che domande!

–        Perché non ti piace?

–      Perché c’è troppo traffico, troppo inquinamento, troppa frenesia, troppo grigiume, non c’è natura

–        E non ami queste cose?

–       No! Chi potrebbe amarle?

–        Gli altri che ci vivono secondo te non le amano?

–        Impossibile! Come potrebbero?

–        Dunque perché esistono, se tutti quelli che le provocano le detestano?

–       Be’ il traffico c’è perché tutti andiamo al lavoro, così anche l’inquinamento e il resto: ci vogliono fabbriche, trasporti e infrastrutture per far marciare l’economia

–        Ma se detesti queste cose perché resti lì?

–        Come perché? Per lavorare

–        Perché lavori?

–        Per guadagnare i soldi che servono per vivere

–        Per vivere o per vivere bene?

–        Entrambe le cose

–        Cosa occorre per vivere?

–        Che domande! Il cibo, prima di tutto

–        Non puoi procurarti il cibo senza soldi?

–        No!

–        Perché?

–        Perché non so andare a caccia, per esempio

–        E se ti dicessi che puoi vivere di frutta?

–        Fa lo stesso, tanto non possiedo alcun terreno

–        Perché no?

–        Non lo so, comunque vivo in una città: nessuno ne possiede

–        Perché?

–        Perché non c’è terreno, ma palazzi, strade, industrie

–        E se non ci fossero?

–        Beh, in quel caso suppongo che sarebbe più facile, ma dove abito io fa troppo freddo: non credo che si potrebbe coltivare molta frutta

–        Perché vivi in quel posto se il clima è così freddo?

–        Non lo so: è semplicemente il posto in cui sono nato

–        Quindi non hai scelto?

–        No

–        Ti piace vivere in quel clima?

–        No

–        Però ci rimani

–        Il lavoro!

–        Già, il lavoro

–        Quello che ti permette di mangiare e di viaggiare, giusto?

–        Giusto

–        Viaggiare o scappare?

–        Scappare da cosa?

–     Dal lavoro, dall’inquinamento, dalla frenesia, dal traffico e dal grigio provocati dal lavoro, per esempio

–        Vero, ma mi permette anche di comprare cose che mi servono

–        Per esempio?

–        La casa, innanzi tutto

–        Intendi la casa che qualcun altro ha costruito?

–        Ovviamente sì

–        Costruita sul terreno?

–        E dove altrimenti?

–        Ma il terreno non appartiene a tutti?

–        Ovviamente no!

–        E a chi appartiene?

–        A chi se l’è conquistato, oppure lo ha comperato

–        E chi lo dice?

–        Che domande! Lo dice la legge

–        Chi fa le leggi?

–        Siamo in una democrazia, quindi la società fa le leggi, e le fa rispettare

–    E la legge consente che un individuo utilizzi in modo esclusivo una terra, a suo piacimento

–        Certamente

–        Deduco quindi che anche l’aria sia una proprietà privata

–        No, non lo è

–        Come no? Eppure tu hai detto che le terre sono private

–        Sì

–        E che i proprietari possono disporne a piacimento

–       Esatto

–     Ma l’aria è prodotta dalle piante, piante che si trovano su terreni, che i proprietari possono quindi abbattere, così sottraendo anche l’aria a tutti gli altri, poiché l’aria non ha confini. Forse che ne ha?

–        No è chiaro che non ne abbia

–      Quindi lo Stato permette che singoli dispongano della terra e dell’aria che in origine erano comuni, per arricchirsene

–        Immagino di sì

–      E tu lavori per comprare una casa su un terreno che in origine avresti potuto usare senza chiedere il permesso a nessuno

–        Ma questo sarebbe impossibile!

–        Perché?

–       Perché ognuno avrebbe voluto di più, tutto per sé e sé solo, e avrebbe finito per avere di più il più forte

–        In effetti è quello che si verifica

–       Sbagli, forse intendevi dire ciò che si è verificato in passato, prima dell’avvento delle leggi

–        No, intendevo dire esattamente ciò che si è verificato prima e che si verifica oggi: non sei d’accordo?

–        No, oggi le leggi impediscono che accada

–        E come lo impediscono?

–        Sanciscono cosa appartiene a chi

–        E su quali basi lo fanno? Cioè, come hanno stabilito le prime leggi cosa appartenesse a chi?

–        In base a chi lo possedeva a quel tempo, immagino

–        Quindi in base a chi se l’era accaparrato in assenza di leggi

–        Ovvio

–        Quindi attraverso la forza

–        Immagino di sì

–        Quindi le leggi hanno sancito una vessazione

–        Forse, ma se anche fosse io non potrei farci niente

–        Ne sei sicuro?

–        Certo, sarei uno contro tutti

–        Tutti chi?

–        Come chi? La società!

–        Ma la società è fatta di individui

–        Certo, è evidente

–        Tu non sei forse un individuo?

–        Naturalmente

–        Quindi tu sei una parte della società

–        Una parte piccolissima, però!

–        Piccolissima ma uguale a tutte le altre

–        Vero

–        Dunque come promuovi il cambiamento?

–        Non ho tempo di promuovere nulla

–        Perché?

–        Come perché? Perché lavoro tutto il giorno e quando non lavoro non vedo l’ora di fare le cose che mi piacciono e rilassarmi e riprendermi

–        Riprenderti da cosa?

–        Dal lavoro

–        Già, il lavoro. Mi dicevi che non serve soltanto per sopravvivere, ma anche per vivere bene. Cosa intendi con “vivere bene”?

–        Avere delle comodità

–        Per esempio?

–        L’automobile innanzi tutto

–        Cosa rende comodo l’automobile?

–        Spostarsi

–        Per andare dove?

–        Per andare al lavoro, ovviamente. Ma non solo, anche in vacanza

–        D’accordo, quindi lavori per comprare l’auto per andare al lavoro e per scappare da esso. Nessun’altra comodità?

–        Tantissime!

–        Fammi qualche esempio

–        La televisione, il telefonino, le scarpe, i vestiti

–        Cioè oggetti per trascorrere il tempo libero, comunicare con gli altri e da indossare

–        Esatto

–        Come queste cose migliorano la qualità della tua vita?

–        Mi permettono di trascorrere il tempo libero con spensieratezza, di sentire le persone care, di piacermi

–        Il tempo libero. Credevo ti lamentassi di averne troppo poco

–        Infatti è così

–        E non riesci a occuparlo, per esempio vedendo le persone care?

–        Ma no, per quello c’è il telefonino e anche Internet

–        Capisco. Comunque anche vestire bene ti fa sentire bene, immagino

–        Hai ragione; infatti è proprio così

–        Cosa intendi con “vestire bene”?

–        Sicuramente vestire alla moda, distinguermi

–        Non mi è chiaro: vestirti alla moda o distinguerti?

–        Entrambe le cose

–        Come è possibile conciliarle?

–        Non capisco

–        Chi detta la moda? Tu?

–        Certo che no. Gli stilisti, i produttori di abbigliamento

–        Quindi seguire la moda significa seguire chi produce abbigliamento

–        Semplificando, sì

–        Come fai a distinguerti seguendo quello che altri hanno stabilito?

–        Scelgo a modo mio

–        Cioè fuori dalla moda?

–        No, all’interno della moda ma con i miei gusti

–        Quindi tu esprimi dei gusti tuoi nel vestire?

–        Certo che lo faccio!

–        Indosseresti un cappello a cilindro?

–        Giammai!

–        Perché?

–        Perché è antico

–        Cioè superato?

–        Sì, è superato

–        Superato dalla moda?

–        Sì

–        Quindi tu ritieni – nonostante tutto – di essere libero nello scegliere come vestire?

–        Sì, comunque esercito delle scelte, dei gusti miei

–        Sicuro che siano tuoi?

–        Ne sono sicuro: di chi altrimenti?

–        Reputi giusto che una donna si copra il volto?

–        No, mi sembra vessatorio

–        Secondo te perché lo fa?

–        Perché viene da una cultura arretrata

–        E tu, tu ti copriresti il volto?

–        No, non lo farei mai!

–        Tu non consideri arretrata la cultura della società in cui vivi?

–        No, non lo è. Comunque io vesto in base ai miei gusti

–        Potresti andare in giro nudo?

–        No, questo no!

–        Perché?

–        È vietato, andrebbe contro la legge e la morale

–        La morale di chi?

–        Della società in cui vivo

–        Una società che condanna il fatto che le donne si coprano il volto

–        In parte, sì

–        E del restante 95% cosa dice?

–        95% di cosa?

–        Del fatto che le persone coprano il 95% almeno del corpo, tranne la faccia, cosa dice la società?

–        Nulla, è perfettamente normale

–        Quindi, se ho ben compreso, la società in cui vivi condanna chi scopre tutto il corpo, e chi lo copre tutto, mentre non ha problemi con chi lo scopre… diciamo, dal 20% al 95%

–        Grosso modo sì

–        E tu come ti senti al riguardo?

–        È normale, quindi mi va bene così

–        È normale nella tua società, intendi dire

–        Sì

–        Quindi anche la donna che copre il volto fa qualcosa di normale

–        Sì, ma poiché è influenzata da una cultura arretrata

–        Tu ti sentiresti a tuo agio nudo?

–        No, ovviamente no!

–        Perché no?

–        Perché sarei fuori luogo

–        Rispetto agli altri

–        E per lo stesso motivo non indosseresti un cilindro, giusto?

–        Penso di sì

–     Bene, ti ringrazio per avermi risposto: mi sembra di aver capito che tu lavori per guadagnare soldi che usi per scappare dal lavoro, stare con persone con le quali non puoi stare quotidianamente per via del lavoro, acquistare oggetti utili per il lavoro o per attenuarne il peso e gli effetti, oppure cose che originariamente sarebbero spettate a tutti ma che le leggi attribuiscono a pochi soltanto, obbligando tutti gli altri a lavorare per ottenerle, oppure ancora per acquistare vestiti che altri hanno deciso si debbano indossare e come debbano essere fatti, lasciando a te l’illusione di esercitare una scelta che ti distingua. Tu chiami tutto questo libertà, ma la descrizione è quella di una schiavitù, e di una dipendenza costante da un sistema che non hai scelto ma che contribuisci a perpetuare, senza sviluppare senso critico. Vorrei farti ancora qualche domanda, se me lo permetti.

–        Mi dispiace, ma adesso si è proprio fatto tardi: devo andare a lavorare.