In un precedente articolo (http://www.eusebismo.org/riflessioni/matrix-esiste-e-noi-ci-siamo-dentro) ho descritto il concetto di Matrix e le sue principali implicazioni. Con questo articolo intendo spiegare se e come sia possibile liberarsi da Matrix e uscirne.
LO SCOPO DI MATRIX
Prima di procedere è necessario un chiarimento sulla natura di Matrix, che, a quanto pare, rappresenta un concetto che mette a dura prova le nostre capacità cognitive e speculative: il primo mito da sfatare è che noi siamo per natura schiavi o vittime. Semmai accade che un individuo diventi schiavo o vittima, ciò dipende esclusivamente dalla sua volontà e pertanto non potrà essere schiavo o vittima di altri se non di se stesso.
Matrix non è altro se non un universo virtuale, promanazione di un universo reale: sebbene le nostre identità virtuali, cioè all’interno di Matrix, non coincidono esattamente con quelle reali, è pur vero che rappresentano comunque nostre manifestazioni e che, pertanto, qualsiasi azione sul piano virtuale ha delle implicazioni su quello reale.
Ciò da cui tutto origina è uno. La prima è più evidente conseguenza di ciò è che, a prescindere da qualsiasi distinzione apparente noi percepiamo, tutto ciò che ci circonda siamo noi: per recuperare questa consapevolezza occorre uno sforzo che alcuni definirebbero sovrumano, cioè al di là della portata di un essere umano.
Se, sul piano reale, tutto è uno, va da sé che la domanda: “Chi ha creato Matrix?” ha già trovato risposta. Matrix è una creazione a uso e consumo di chi la vive. A questo punto la domanda corretta che dovremmo porci è semmai: “A cosa serve Matrix?”.
Ho già illustrato altrove la metafora del videogioco quale esemplificazione dell’utilità sottesa alla creazione di mondi virtuali: essi ci forniscono l’occasione di sperimentare ciò che non è possibile nel mondo reale.
Il mondo virtuale, del quale facciamo esperienza quotidianamente, non appare perfetto né dominato dalla felicità: il suo scopo non è quello di appagarci, bensì di istruirci. Non ci immergiamo all’interno di Matrix per divertirci o per appagarci, ma per apprendere e acquisire consapevolezza: questo è il senso di quella che, erroneamente e ottusamente, definiamo vita.
IL BENE E IL MALE NON ESISTONO
Di fronte all’affermazione che il bene e il male non esistono ciascuno di noi è spiazzato, poiché all’interno di Matrix veniamo costantemente educati e indirizzati a riconoscere e saper distinguere l’uno dall’altro. Il problema è che cercare di fornire simili definizioni presupporrebbe la conoscenza definitiva del senso della vita, ma tale questione spesso esula dai nostri interessi, così ci limitiamo ad aderire alla visione più o meno omologata di questi concetti: avere pochi soldi, non avere lavoro, non essere circondati di oggetti preziosi, non avere una casa o un’auto lussuosa o avere malattie li consideriamo dei mali assoluti, mentre il loro contrario è sempre desiderato e ritenuto indice di realizzazione individuale. Eppure è vero tutto l’opposto.
Immaginiamo di affrontare un esame in cui il nostro esaminatore sia completamente distratto e accetti tutto ciò che noi affermiamo senza problemi e senza realmente valutarci: riporteremo sicuramente un ottimo voto, ma la nostra preparazione non sarà stata in alcun modo verificata. Chi verrà dopo di noi, preparandosi per quella prova, a sua volta si sentirà autorizzato a non prepararsi affatto, sapendo che ciò non sarà determinante ai fini del risultato.
Il nostro è un problema di prospettiva: valutiamo i risultati, ma non il percorso attraverso il quale ci arriviamo.
Non esistono disgrazie né coincidenze: tutto ciò che accade ha uno scopo preciso, e siamo noi stessi ad averlo determinato. Cercare di sottrarci a queste prove significa fuggire da noi stessi e rinnegare il senso stesso della vita all’interno di Matrix, cioè l’evoluzione nella consapevolezza.
OLTRE MATRIX
A questo punto possediamo tutti gli strumenti per misurarci con Matrix, cioè l’universo virtuale nel quale siamo calati, dal quale non dobbiamo affatto fuggire, ma che dobbiamo semplicemente comprendere e affrontare con piena consapevolezza.
La liberazione fondamentale consiste nella comprensione della nostra reale natura e dello scopo sotteso alla realizzazione di universi virtuali.
La paura di forze oscure, che da sempre ci caratterizza, non deve annebbiare la nostra capacità di discernimento: il libero arbitrio è la legge fondamentale che regola l’universo, tanto sul piano reale quanto su quello virtuale. Finché non saremo in grado di comprendere questo, saremo invariabilmente vittima della paura, e quindi della manipolazione.
Vero è che ci sono innumerevoli motivi e tentativi per manipolarci, ma altrettanto vero è che a nessuno di noi può essere imposto qualcosa che non voglia, e pertanto tutto quello che ci accade è frutto di un nostro bisogno e ci spinge ad un confronto necessario per acquisire consapevolezza.
Naturalmente non è detto che riusciamo a diventare consapevoli neppure di fronte alle prove che noi stessi abbiamo deciso di affrontare: queste prove si ripeteranno nella nostra vita virtuale tante volte quante sarà necessario affinché noi possiamo acquisire finalmente consapevolezza.
Nessuno, per quanto bene possa volerci o per quanto impegno possa profondere, è in grado di sostituirsi ad altri nel processo di apprendimento individuale, e tentare di farlo non rappresenta affatto un bene, bensì una indebita interferenza.
Uscire da Matrix significa superare l’illusione che il mondo virtuale coincida con quello reale e comprendere invece la natura e il motivo per cui esso esiste, dunque valorizzarlo attraverso l’esperienza che ci consente di compiere.
Le innumerevoli distrazioni, che sempre più copiosamente ricerchiamo e ci vengono offerte, rappresentano una interferenza con il nostro processo di apprendimento, poiché “congelano” la nostra capacità critica e ci rendono spettatori: pubblicità, televisione, dibattiti su questioni futili, curiosità morbose, appagamenti sensoriali costanti, oggetti, status symbol, eccetera. Tutto ciò costituisce la più grave minaccia alla nostra liberazione come individui e al nostro viaggio nella consapevolezza, poiché ci distoglie sistematicamente dalla comprensione di chi siamo e dove andiamo.
Uscire da Matrix, nell’accezione deteriore di questo ultimo termine, significa essere liberi, cioè conoscere lo scopo e rifiutare l’illusione che gli strumenti siano il fine.
Ciascuno di noi deve compiere il percorso individualmente, poiché anche la separazione apparente da ciò che originariamente è uno ha uno scopo funzionale che non può essere negato.
Ognuno di noi è libero. Non tutti lo sanno. Non tutti sono in grado di accettarlo, ma soltanto nel momento in cui comprendiamo di essere liberi diveniamo definitivamente liberi.