6/12/2020 BASTONE, CAROTA E RANE BOLLITE COME SISTEMA DI GOVERNO

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BASTONE, CAROTA E RANE BOLLITE COME SISTEMA DI GOVERNO

Se c’è una cosa che può essere chiara a tutti, questa è che quando si decide di introdurre o addirittura forzare un cambiamento di opinione oppure nell’ordinamento, è necessario farlo senza che ciò sembri un’imposizione. La fabbricazione del consenso è uno strumento tipico di qualsiasi governo e la nostra storia recentissima ce ne offre innumerevoli esempi: basti pensare alla polarizzazione dell’attenzione pubblica rispetto alla questione sicurezza e criminalità. Nonostante negli ultimi anni in Italia i crimini violenti siano diminuiti, in concomitanza con rivendicazioni elettorali o proposte di modifica legislativa, si è verificata una escalation mediatica che ha condotto ad una diffusa sensazione di pericolo, e quindi fatalmente alla richiesta di contromisure. Uno dei frutti avvelenati di questa politica è stata l’approvazione della riforma sulla legittima difesa.

Trasformazioni ancora più radicali richiedono azioni ancor più drastiche, e di qualcosa del genere si è occupato lo psicologo Overton, a cui si deve la definizione comunemente nota di finestra di Overton, che descrive i passaggi sociali graduali necessari perché si passi dal considerare qualcosa come impossibile o del tutto deprecabile all’accettarlo come normalità o addirittura ineluttabilità:

  • inconcepibile
  • estremo
  • accettabile
  • ragionevole
  • diffuso
  • legalizzato

Alcuni, nell’analisi dei gravissimi fatti che si stanno susseguendo nel mondo, e in particolare in Italia, puntano l’indice contro impreparazione o incapacità dei governanti: esisterebbero centinaia di fatti, ciascuno dei quali di per sé sufficiente a dimostrare che, invece, ciò che accade non sia né casuale né imprevisto. Non mi soffermerò su questi elementi, anche perché sono sicuro che sarebbe sufficiente una breve ricerca in Rete per rimediare innumerevoli titoli sensazionalistici di altrettanti blog curati da sfaccendati a caccia di click, che, pur senza avere reali argomenti, sono sempre in grado di pilotare l’opinione pubblica oramai incline a leggere soltanto i titoli senza neppure proseguire nell’articolo o accertarsi della veridicità delle fonti o della correttezza degli argomenti. Preferisco, piuttosto, focalizzarmi su tre argomenti soltanto che sono semplicemente incontrovertibili e facilmente verificabili da chiunque.

1)    Nel 2015 l’organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato cancerogene le carni rosse e in particolare gli insaccati. Soltanto in Italia ogni anno centinaia di migliaia di persone muoiono per patologie tumorali e molte di più si ammalano con gravi effetti invalidanti, sofferenze, privazioni, e infine elevatissimi costi sanitari e sociali. A fronte di questa presa di posizione dell’OMS, tutti i politici italiani dal presidente della Repubblica ai vari ministri, hanno pubblicamente e ripetutamente negato le conclusioni degli studiosi, rassicurando i consumatori e minimizzando. Il denaro pubblico continua a essere speso per finanziare l’industria che produce carni rosse e insaccati. Benché dalla pubblicazione del rapporto della FAO nel 2006 sia ampiamente noto e riconosciuto che l’industria della carne abbia un impatto fondamentale ed essenziale nell’inquinamento e nell’effetto serra, tutti i governi italiani (naturalmente anche europei), incluso quello attuale, hanno continuato sistematicamente a elargire ingenti fondi e sovvenzioni per alimentare quel mercato.

2)    Tutti i cambiamenti introdotti prospettati dall’attuale governo a fronte della cosiddetta “crisi Covid” si inseriscono nella scia di quel progetto di nuovo umanesimo che il premier italiano ha sistematicamente dichiarato di professare e perseguire. Cambiamento che, curiosamente, coincide tra l’altro con le intenzioni di quella loggia massonica che si è distinta per aver pubblicamente fatto le congratulazioni al premier stesso all’atto del suo insediamento, e aver ricevuto in cambio un ringraziamento altrettanto pubblico e formale su carta intestata della presidenza del consiglio italiano. Alcuni esempi? La trasformazione di qualsiasi rapporto e attività in forma digitale e virtuale. Il divieto di svolgere celebrazioni religiose. La frantumazione degli affetti e della famiglia. La trasformazione del modo di lavorare e la limitazione degli spostamenti. Senza contare l’abnorme campagna di persuasione e induzione all’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici e quindi tracciabili, sogno di tutti i governanti degli ultimi decenni casualmente reso giustificabile alla luce dell’attuale situazione prospettata.

3)    I media hanno fornito copertura alla narrazione ufficiale mentendo apertamente, mistificando sistematicamente, ignorando deliberatamente e bombardando costantemente. Il caso più emblematico è quello del premier svedese, che i giornalisti nostrani hanno falsamente dichiarato avesse chiesto scusa e ammesso di aver sbagliato a non effettuare alcun lockdown. La manipolazione è nata da un’intervista rilasciata dal capo del governo svedese, nella quale questi dichiarava e ammetteva che il sistema sanitario locale era stato indebolito dalle politiche degli ultimi governi, incluso il suo. Per questo si era “scusato”, tanto è vero che nella stampa internazionale non si era trovato alcun riferimento a quella banale notizia, se non negli esatti termini in cui si era posta, e, cioè, una onesta ammissione da parte di un politico. Cosa che in Italia nessuno naturalmente si aspetta. Per quella mistificazione la stampa italiana aveva ricevuto una formale richiesta di ritrattazioni e di scuse perfino da parte dell’ambasciatore svedese in Italia. Con questo, non intendo dire che si sia trattato dell’unica né tantomeno della più grave mistificazione, ma ho semplicemente inteso menzionare un esempio palese e facilmente verificabile da chiunque, che dovrebbe altresì prescindere dalle ideologie. Si potrebbe dire delle fosse comuni a New York, che sono sempre state utilizzate per seppellire le persone sconosciute e che la stampa nazionale ha strumentalizzato per affermare che a New York i morti fossero così tanti da non poter essere neppure seppelliti in modo ordinario. Del resto, è opportuno rammentare che si tratta della stessa stampa che soltanto poche settimane prima aveva censurato il discorso fatto dal vincitore del premio Oscar Joaquin Phoenix, poiché questi aveva stigmatizzato l’industria della carne. Come si può osservare, anche in questo caso gli interessi economici erano stati parimenti tutelati da stampa e politica, a scapito di verità e salute pubblica.

Facciamo una breve ricapitolazione: il governo e la stampa hanno deliberatamente e consapevolmente occultato la verità e mentito, al fine di garantire interessi economici, e con l’effetto di danneggiare la salute pubblica e quella individuale, spalleggiando un’industria e favorendo delle abitudini di primaria rilevanza nel condurre alla devastazione ambientale e all’inquinamento atmosferico. Questi fenomeni non soltanto provocano la morte di decine di milioni di persone ogni anno nel mondo, e centinaia di migliaia in Italia, ma sospendono una spada di Damocle sopra la testa dell’intera umanità.

Come si può vedere, non occorre né essere virologi di fama, né addentrarsi nell’universo covid, per determinare attraverso la logica e il ragionamento come stiano le cose.

Parlo per esperienza personale nell’affermare che perfino le abitudini più dannose e distruttive, per se stessi e per gli altri, sono estremamente difficili da modificare, nonostante tutte le argomentazioni, le prove, gli studi e le ricerche: è semplicemente grottesco che la casta medica, che oggi punta l’indice contro questo malanno, sia la stessa che da decenni trasuda quel negazionismo di cui tanto ama riempirsi la bocca, rispetto ai mali più conclamati dell’umanità e che sono causati dall’umanità stessa. Medici che parlano di catastrofi mondiali e che invocano arresti domiciliari o trattamenti sanitari obbligatori oggi, ma che ieri, oggi e domani, hanno negato, negano e continueranno a negare, fatti scientifici basilari conclamati dalla stessa OMS che apparentemente professano di voler seguire pedissequamente.

Voi avete mai provato a dire ai vostri simili di smettere di fare qualcosa poiché ciò avrebbe provocato con grande probabilità danni alla loro salute, alla salute di tutto il resto dell’umanità, costi ambientali, sanitari e sociali? Io sì. E, per anni, mi sono sentito rispondere le cose più disparate: dal più classico “di qualcosa si deve morire”, al “meglio morire ammalati, che vivere come se si fosse ammalati”, a “è impossibile non inquinare”, a “Che noia!”, a “Goditi la vita”, a “poverino, come fai a privarti di una bistecca?”, etc. etc. Scherno, negazione, disinteresse, menefreghismo, indifferenza totale, egoismo.

Alla luce di tutta questa esperienza, a chi mi chiedeva se un cambiamento globale si sarebbe mai verificato, e quanto tempo ciò avrebbe potuto richiedere, rispondevo sempre ottimisticamente ma alquanto genericamente: difficile fare previsioni di tempistiche a fronte di una simile ostinazione nel persistere in condotte che, seppur conclamatamente dannose, non sono stigmatizzate socialmente, ma, anzi, approvate, convalidate e promosse.

Oggi, invece, mi guardo attorno con stupore: in nome della “salute” si rinuncia a vivere e alle libertà fondamentali, trasformandosi perfino in censori dei propri vicini, eppure non una parola nel dibattito pubblico viene dedicata proprio a quelle tematiche che per numero, estensione e diffusione, rappresentano la più grande minaccia per la salute la sopravvivenza dell’umanità e del pianeta.

Esattamente come la nostra attenzione è stata ed è sistematicamente distolta da quei problemi reali e fondamentali, la totale polarizzazione del pensiero degli ultimi mesi ha reso possibile che le persone non soltanto accettassero le privazioni, ma addirittura le invocassero.

Nel frattempo, il governo continua ad alternare i proverbiali bastone e carota: tutte le promesse di prospettazioni positive sono state regolarmente e sistematicamente disattese, mentre ogni predizione o ipotesi nefasta si è puntualmente verificata, perlomeno nella narrazione ufficiale.

Primo passo.

A marzo 2020 si è detto che le persone dovevano restare a casa (bastone) per salvaguardare i nonni (carota), per un paio di settimane, per stare distanti un po’ ma riunirsi più forte poi. È stato il primo passo, così, per vedere “l’effetto che fa”. Ha funzionato perfettamente: le persone, terrorizzate dall’idea di incontrare il prossimo al lavoro, per la strada, in ufficio, nei negozi, sono state ben contente di essere esonerate e dispensate dal farlo.

Secondo passo.

Proroga dei termini degli arresti domiciliari (bastone). Poi ancora, e ancora. Il tempo passa: promesse. La libertà si approssima (carota). Stringiamo ancora un po’ i denti. Autocompiacimento: siamo stati bravi, obbedienti, quindi i numeri ci sono venuti incontro. Al diavolo la Svezia, che non ha fatto niente di tutto ciò ma sta messa meglio di noi: tanto la stampa dice il contrario, e quando proprio non può farne a meno di ammettere la verità, comunque giustifica dicendo che lì la densità degli abitanti è inferiore. E che importa se le città sono anche più grandi o popolose di quelle italiane?

Se non se ne esce, comunque, è colpa vostra: non siete stati abbastanza attenti e obbedienti.

Terzo passo.

Pausa estiva (carota). Vivete e viaggiate, ma mascherati e intimiditi. Bisogna che la paura, sia pur strisciante, resista e persista.

Quarto passo.

La proroga dello stato di emergenza (bastone): nessuno vuole fare nuove chiusure, ma dobbiamo consentire agli studenti di tornare a scuola a settembre, quindi occorrono poteri straordinari per agire in tempi rapidi (carota).

Quinto passo.

Fine dell’estate, fine della ricreazione. Siete stati cattivi, quindi adesso per colpa vostra si rischiano nuove chiusure (bastone), ma le nuove chiusure non sarebbero economicamente sopportabili, quindi iniziamo a rinchiudervi gradualmente, così non dobbiamo chiudere tutto (carota).

Sesto passo.

Chiudiamo tutto (bastone) così salvaguardiamo il Natale (carota). Ma il Natale arriva,  e, invece di esserci libertà di festeggiarlo, i termini della detenzione sono ancora più rigidi.

Settimo passo.

Arriva il vaccino (carota), ma se non lo fate volontariamente vi costringiamo (bastone). Del resto, chi non accetta di farlo è un irresponsabile e un egoista. Esattamente come chi fuma, mangia carne, compra prodotti industriali, utilizza qualsiasi tipo di energia o di mezzo di trasporto, fabbrica armi, dichiara, combatte o avalla guerre, o commette qualsiasi tipo di crimine violento. A nessuno di tutti questi si impone preventivamente alcuna limitazione, e soltanto ad alcuni criminali e soltanto a posteriori rispetto alla commissione e all’accertamento del reato, viene irrogata una qualche limitazione di libertà.

All’inizio di tutto, si dovevano salvaguardare i nonni e i posti in terapia intensiva, poi semplicemente i posti in ospedale. Ormai non serve più nemmeno fornire una motivazione: il governo sa, il governo dice, i cittadini obbediscono. In fin dei conti i cittadini non sono esperti: gli esperti parlano al governo e questo esegue. La salvezza è dietro l’angolo. È sempre dietro l’angolo. Soltanto che non coincide mai con qualcosa che non sia la detenzione o l’inoculazione del vaccino: chi dice di fare prevenzione con l’alimentazione, la vita sana, l’allontanamento dello stress della paura, racconta fandonie. Chi dice che non è la peste è un negazionista. A chi dice che i pericoli e i problemi sono ben altri si risponde che adesso l’emergenza è soltanto questa. Chi trova cure o rimedi facili, rapidi ed economici, viene oscurato, isolato e perseguito o radiato. Chi, dall’inizio, diceva che tutto questo sarebbe servito soltanto a imporre obblighi e passaporti vaccinali, veniva tacciato di complottismo. Eppure, se per la strada le innumerevoli promesse si sono tutte perdute, curiosamente l’unica cosa “predetta” quando ancora apparentemente non c’era nessuno strumento scientifico ad attestarla, eppure rigorosamente verificatasi in tempo record, è stata l’immissione sul mercato del vaccino.

Viviamo, così, come la proverbiale rana bollita, che si adagia nell’acqua ai primi tepori, salvo poi indebolirsi e non avere più la forza di sollevarsi quando ormai l’acqua sta bollendo.