VGT: ho saputo che sei diventato vegano. Ma dimmi: è proprio vero?
VGN: sì, infatti è così. Sono vegano da un po’ di tempo, ormai. Invece tu sei sempre vegetariano, giusto?
VGT: certo, sono vegetariano e se devo dirti la verità non penso che mi convertirò mai al veganismo.
VGN: ammetto che da come ne parli sembra che tu consideri la mia una scelta scellerata.
VGT: non scellerata, ma sicuramente estrema, troppo estrema.
VGN: posso domandarti per quale motivo ritieni che sia estremo essere vegani?
VGT: innanzi tutto io, come te, rispetto gli animali e non sono d’accordo che li si uccida per mangiarseli, poiché non ce n’è alcun bisogno. Però penso anche che, trattandoli bene, non si commetta nulla di male prendendo da loro latte o uova e, in cambio, mantenendoli in vita e nutrendoli. Ovviamente sono anche io contro gli allevamenti intensivi o in gabbia e mi batto per abolirli. D’altronde la mucca produce latte naturalmente e altrettanto la gallina le uova: perché sprecare tutto questo, se possiamo usarlo, avendo rispetto degli animali?
VGN: il sistema che hai descritto non tiene conto di alcuni fatti, per cui l’uccisione degli animali ne è parte esattamente come nella produzione di carne, soltanto con tempistiche e modalità in parte differenti. Per fare degli esempi pratici, la produzione del latte avviene mediante mucche che vengono ingravidate artificialmente ogni anno: senza prole, cioè vitelli, non produrrebbero latte. Ma se i vitelli bevessero il latte, non sarebbe possibile prelevarlo, oppure ne resterebbe poco: per questo motivo il vitello viene separato dalla madre, alimentato artificialmente e in breve avviato al macello. Ma non è finita qui: quella stessa mucca, dopo circa 4 anni, provata dall’iperproduzione di latte, dai continui parti e dalle condizioni di vita e alimentazione, va avviata al macello, spesso in condizioni così degradate da essere trascinata a forza e caricata con mezzi meccanici in quanto incapace persino di reggersi sulle proprie zampe. Quanto alle galline, la loro condizione non è molto differente, se non per ciò che le differenti dimensioni consentono: iniziamo a monte della “filiera”. Se vuoi acquistare una gallina, oppure 10.000 galline, ti rivolgi a chi le produce, che a sua volta ha una catena di montaggio in cui i pulcini appena dati alla luce vengono selezionati in base al sesso: se sono redditizie femmine, verranno vendute o utilizzate direttamente per la produzione di uova, mentre se sono “inutili” maschi verranno soppressi. L’uccisione dei pulcini maschi avviene con metodi da fare invidia ai peggiori aguzzini dei tempi dell’Inquisizione: si va dal tritatutto in cui vengono gettati rigorosamente vivi, al calpestamento, all’asfissia all’interno dei sacchi dell’immondizia, all’inedia per abbandono in bidoni, etc. Naturalmente dalla triturazione si ricavano anche alimenti per altri animali. Ma non finisce qui: che siano all’aperto, biologiche, a terra o in gabbia, le galline ovaiole sono costrette a una iperproduzione di uova, che peraltro è sollecitata dal fatto di portargliele via costantemente e senza contare che loro stesse se ne nutrono in condizioni di carenza di proteine o di calcio. Proprio come le mucche, questo sfruttamento prostra fisicamente le galline in breve tempo e anziché vivere gli oltre 10 anni che la loro natura consentirebbe, dopo circa un anno di uso divengono meno redditizie e quindi macellate e sostituite da altre loro simili.
VGT: ma tutto ciò che hai descritto è parte di un mondo che io contesto. Eppure se vivessimo come una volta, allevando in casa animali, potremmo tenere il vitello e prendere solo il latte che avanza alla mucca, senza spremerla in continuazione. Allo stesso modo potremmo far riprodurre le galline e tenere per noi poche uova soltanto.
VGN: il mondo che tu contesti è però quello che i tuoi soldi finanziano oggi, ogni volta che comperi latte, uova o cibi che ne siano derivati. Ti dirò di più: il tuo è un mondo che non c’è mai stato né potrà mai esserci. Si può forse pensare, quanto alle galline, a una sorta di idilliaco patto di reciprocità, senza neppure acquistarle e magari salvandole da morte o simili: ammesso che ciò non abbia finanziato chi le produce, resta comunque il fatto che tu sottraendo loro le uova le induci a produrne altre, stressandole e accorciando la loro vita (produrre un uovo è cosa alquanto onerosa per un organismo!). Quanto alla mucca, non potresti prelevare praticamente alcunchè senza sottrarlo al vitello e comunque resta da capire dove e come manterresti in vita uno o due vitelli all’anno, e poi il pianeta dove potrebbe ospitarli: se 7 miliardi di umani possedessero una mucca ciascuno e per bere latte facessero nascere anche un solo vitello all’anno, in 10 anni ci sarebbero 70 miliardi di bovini al mondo, oltre ai 7 miliardi di mucche “da latte”! Inoltre mi rendo conto che tu probabilmente non concorderai, ma se decidi di non uccidere un animale, ritenendolo eticamente sbagliato, come puoi considerare eticamente giusto infliggere a quell’animale sofferenze o prigionia?
VGT: come ti ho detto non ho mai affermato di approvare gli allevamenti intensivi, che provocano tutte le sofferenze di cui parli tu: al contrario penso che non si debba neppure esagerare nell’altro estremo, come i vegani che si rifiutano di mangiare perfino il miele senza che le api vengano uccise.
VGN: anche in questo caso devo correggerti, poiché non è affatto vero che le api non vengano uccise nella realizzazione del miele. Potrei dirti di quando ho assistito personalmente al rovesciamento di un furgone che trasportava api e a quante ne sono rimaste uccise, come è inevitabile che avvenga ogni volta che si interviene manipolando, snaturando, trasportando e detenendo altri, così esponendoli a rischi e incidenti derivanti dalla nostra responsabilità. Ma, incidenti a parte, è lo stesso procedimento di rimozione del miele e l’affumicazione delle api a determinarne una uccisione sistematica, anche se “incidentale” rispetto al prelievo del miele. Inoltre le api producono il miele per se stesse e se ne nutrono: la privazione che consegue alla nostra sottrazione implica la sostituzione con lo zucchero, che le nutre in modo del tutto scorretto, provocandone il calo di difese immunitarie, da cui l’uso di antibiotici, e i relativi e conseguenti malessere e morte.
VGT: bene, ma quello che tu dici però non tiene conto della necessità che abbiamo, almeno di mangiare derivati. I vegani devono prendere la vitamina B12 con gli integratori: questo non è naturale, quindi significa che abbiamo letteralmente bisogno di cibi di origine animale, anche se limitatamente e con vari accorgimenti che oggi non adottiamo.
VGN: quello della vitamina B12 è uno degli inganni meglio orchestrati della storia dell’alimentazione. Soltanto i batteri e le alghe sintetizzano la vitamina B12: nessun animale lo fa, se non a livello intestinale, con i batteri che lì albergano. Ti sei dunque domandato come sia possibile trovare nella carne o nel latte qualcosa che non viene prodotto dall’animale? Ciò si verifica semplicemente per due motivi: o per contaminazione dovuta al contatto con le viscere e/o la materia fecale in fase di macellazione, oppure attraverso aggiunta tramite integratori. Sì, hai capito bene: quegli integratori che chi mangia carne accusa i vegani di dover assumere, e che egli stesso assume, inconsapevolmente, dopo che sono stati dati all’animale di cui si nutre. Quindi non abbiamo alcun bisogno neppure dei derivati. Invece vorrei farti io una domanda: tu hai detto di aspettare il momento in cui gli allevamenti diventeranno più etici e rispettosi, dico bene?
VGT: sì, è così.
VGN: e intanto che ciò avviene, continui a consumare derivati?
VGT: sì.
VGN: e cosa fai per cambiare le cose?
VGT: protesto.
VGN: per esempio, in che modo?
VGT: come posso: petizioni, parlando con le persone, votando.
VGN: quante di queste azioni di persuasione compi quotidianamente?
VGT: nessuna. Non quotidianamente, perlomeno: lo faccio quando capita, quando ho modo di farlo… ogni tanto!
VGN: quindi tu quotidianamente finanzi, cioè incentivi, il sistema che dici di voler cambiare e che soltanto occasionalmente contesti. Forse dovresti rivedere le tue priorità.
VGT: non credere che io non abbia mai riflettuto su ciò che mi dici. Però non mi sento pronto: intanto non riesco a separarmi dai dolci, che amo troppo, o da una buona pizza margherita, e poi penso che togliendo dalla dieta anche i derivati andrei incontro a carenze, non solo di B12. Per esempio il calcio è un altro problema non indifferente, visto che dal latte e dai formaggi ne riceviamo moltissimo.
VGN: ecco, ora se non altro non ho alcun dubbio che tu dica la verità, ammettendo che il sapore di certi cibi è fondamentale nelle tue scelte. In effetti non posso fartene una colpa: forse non sai che l’organismo umano, assumendo latte e derivati, produce caseomorfine, cioè sostanze oppioidi che oltre a incidere sul comportamento, creano assuefazione. Il senso di benessere che il neonato avverte assumendo il latte materno è uno dei meccanismi che la natura ha previsto per il nostro sviluppo. Eppure l’uomo è l’unica specie che si nutre di latte dopo lo svezzamento, ed è anche l’unica che lo fa con quello di altre specie: la natura non fa niente per caso, e così il contenuto del latte umano è adatto a svezzare un neonato umano, mentre quello del latte bovino serve a svezzare un neonato bovino. Le sostanze e le loro quantità sono strettamente correlate alle esigenze di crescita di ciascuna specie. Ma ti dirò di più, così come non è un caso che tante persone siano restie a cessare l’uso di latte o formaggi, non è neppure casuale che così tante soffrano di quella che viene comunemente definita “intolleranza” o “allergia”: l’enzima lattasi, necessario per la digestione del latte, non viene più prodotto dal nostro corpo dopo l’età dello svezzamento, e ciò è normale. Quindi la normalità è che un adulto stia male se assume latte, in quanto il suo organismo non è in grado di digerirlo: lo fanno i suoi batteri intestinali, con le conseguenze che chiunque sia “intollerante” ha sperimentato. Ed è il contrario ad essere anomalo, tanto da costituire una mutazione genetica, sostanzialmente diffusa soltanto in quei popoli che da alcuni secoli/millenni usano latte e formaggi; eppure perfino fra questi popoli la maggior parte delle persone continua a non avere l’enzima in età adulta. Quanto al contenuto di calcio, è ormai sempre più evidente perfino dagli studi della scienza ufficiale che malattie quali l’osteoporosi non solo non sono curate, ma addirittura provocate o aggravate dal consumo di latticini, che svolgono un’azione acidificante, sottraendo calcio alle ossa. Ciò per non parlare di patologie specifiche, come il tumore alla prostata, assente in quelle popolazioni che, come gli asiatici, non usano latte e derivati, ma curiosamente onnipresente in occidente e negli stessi asiatici che vivono in occidente.
VGT: ho compreso il tuo discorso e ammetto che non disponevo di tutte queste informazioni, però posso dirti che anche se questo probabilmente mi spingerà a rivedere le mie idee in proposito, non so quanto sarò disposto a rinunciare a certi sapori che comunque fanno parte della cucina tradizionale. Come vegano cosa dovrei mangiare quando vado dai miei parenti? O quando esco con gli amici? O in pausa pranzo al lavoro?
VGN: una volta escluso che ci sia alcuna necessità o beneficio nell’usare i derivati, e, anzi, appurato quanto ciò sia perfino dannoso per la salute, se veramente sei interessato, scoprirai che ormai ci sono innumerevoli varianti o riproduzioni di tutti gli alimenti di uso più comune. Dal gelato con latte di soia od olio d’oliva alle torte con panna e crema vegetali, dal formaggio per pizza che si scioglie in forno a quello stagionato o da spalmare. Bill Gates si è anche inventato l’uovo vegetale. Non si tratta di rinunciare a nulla, ma semplicemente di conoscere alternative che da sempre esistono, e che magari oggi sono utilizzate per proporre anche a livello estetico e di sapore l’imitazione di alimenti quali latte e uova.
VGT: ti ringrazio per queste informazioni. Proverò a informarmi, anche se temo che per ora sarà difficile che io mi possa permettere di diventare vegano: tutti i prodotti che hai menzionato costano molto più di quelli “originali” di cui sono l’imitazione. Basti pensare al latte di soia.
VGN: in effetti è paradossale che il latte di soia costi più di quello vaccino, specie se si pensa quante maggiori risorse siano adoperate per realizzare quest’ultimo. In Italia, ma anche in Europa e in altri paesi, la politica ha un legame molto serrato con l’industria zootecnica, tanto da alleggerire la tassazione e concedere sgravi o incentivi e sovvenzioni statali. Per esempio sul latte vaccino in Italia si paga l’IVA ridotta, mentre il latte vegetale la paga intera. Ma, nonostante tutto, considera che praticamente tutto ciò che di vegano trovi al supermercato puoi realizzarlo in casa tua in pochi passi, e, specie se non insegui a tutti i costi “l’imitazione”, potrai sperimentare una varietà di cibi inusitata e con grande risparmio anche sui conti della spesa. Posso farti un’altra domanda?
VGT: certo, dimmi pure!
VGN: nella tua scelta di divenire vegetariano ha pesato l’impatto per l’ambiente?
VGT: certo che sì, è ovvio! Ricordi quando parlavo di allevamenti più etici? Alludevo proprio a questo: è evidente che gli allevamenti intensivi sono insostenibili a livello ambientale, quindi per questa ragione cerco di incentivare il mercato dei prodotti come latte e uova biologici.
VGN: bene, allora avevo compreso le tue ragioni. Lascia che ti racconti di un piccolo “giochino” che ho voluto fare tempo addietro. Ho provato a immaginare che tutti gli attuali abitanti del pianeta si cibassero esclusivamente con animali allevati secondo i canoni del biologico (ho adoperato ovviamente la normativa italiana): ebbene, il calcolo, pur con le debite approssimazioni, ha ipotizzato di destinare ad allevamenti tutte le superfici emerse del pianeta, comprese le città, le montagne e le stesse colture che servono a sostentare quegli animali. Insomma, perfino in questa condizione impossibile il risultato era che ciascuno di noi avrebbe potuto consumare poche decine di grammi di carne all’anno. Vedi bene che anche nel caso di allevamenti “da latte” o “da uova” la situazione non sarebbe poi tanto diversa. Anzi, come ti dicevo prima, senza uccidere i vitelli necessari per la produzione di latte, avremmo in pochi anni una Terra colma di bovini. Del resto tutti i motivi ambientali che spingono all’abbandono del consumo di carne valgono per l’uso dei “derivati animali”, e, anzi, come posso dirti che c’è più sofferenza in un bicchiere di latte che in una bistecca, devo aggiungere che il primo provoca sicuramente anche molto più inquinamento, così come un pezzo di formaggio, che una bistecca.
VGT: però adesso stai esagerando. Capisco le tue ragioni, però bisogna procedere per passi: c’è una ragione se sono più i vegetariani dei vegani, e poi penso che sia un percorso che ognuno deve fare a modo proprio. Non è detto che tutti si riesca ad arrivare a un certo punto, ma almeno è un inizio.
VGN: vedi, alcune delle tue considerazioni nascono da un equivoco. Lo stesso termine “vegetariano”, quando è nato, alludeva a un’alimentazione interamente vegetale. Poi è accaduto che il termine sia stato adoperato anche con riferimento ai cosiddetti “latto-ovo-vegetariani” (definizione tuttora esistente, a riprova dell’etimologia corretta del termine “vegetariano”): a un certo punto si è inventato il termine “vegano” per ritornare a descrivere ciò che originariamente si intendeva con “vegetariano”. Insomma, c’è un equivoco di fondo sul fatto che essere vegetariani ed essere vegani, per motivi etici, di salute o ambientali, rappresentino due strade diverse, oppure che una sia preliminare all’altra: non è così, poiché – spero di avertelo dimostrato – non c’è una sola motivazione fra quelle che spingono all’essere vegetariani che non risulti incoerente rispetto al vegetarismo stesso (o, per meglio dire, al “latto-ovo-vegetarismo”). Detta in altri termini, essere vegetariani (latto-ovo-vegetariani, ovviamente) significa determinare sfruttamento, morte e inquinamento come l’essere onnivori, eccetto che – e a condizione di non sostituire neppure parte della carne con altri derivati – a livello quantitativo.
VGT: ho capito cosa intendi. È un po’ come dire che se hai deciso di rispettare la legge, rispetti tutte le leggi e non soltanto quelle che ti fanno comodo.
VGN: esatto! Se continui a violare “alcune” leggi, di fatto continui a violare la legge.
VGT: quindi secondo te il futuro è vegano?
VGN: secondo me non c’è alternativa, poiché le risorse del pianeta sono allo stremo e non è matematicamente possibile far fronte a una domanda di derivati animali crescente. Se non sarà per piacere o per etica o salute, sarà per necessità, ma sicuramente il futuro dell’umanità è vegano.