AMORI DI CONSUMO

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E dunque tu mi chiedi perché accade, oggi, che le persone parlino continuamente di amore, e non sappiano più stare insieme. Mi domandi perché in questi nostri tempi la maggior parte dei matrimoni finisca in separazione, mentre prima non era così.

Prima di risponderti lascia che faccia una breve premessa: non so dirti se l’essere umano sia fatto per trascorrere l’intera vita in unione con un solo partner. O, per meglio dire, non penso si possa affermare che sia assolutamente così, cioè che ciò valga invariabilmente per tutti. Sono assai più incline a ritenere che vi siano alcuni capaci e bisognosi di vivere una relazione esclusiva per sempre, ed altri che, invece, non ne sono capaci o non ne hanno bisogno, o entrambe le cose. Ma in questo mi sarebbe difficile affermare che ci sia un bene o un male, un giusto e uno sbagliato: penso, semmai, che ciascuno debba comprendere se stesso e le proprie inclinazioni, sì da realizzare se stesso. Ma questo mi introduce alla seconda considerazione: quali sono le ambizioni nostre? Quali quelle indotte? Insomma, quando sogniamo qualcosa, quanto possiamo essere certi che si tratti del nostro sogno, e non di una suggestione o di una emulazione? Vedi, per esempio, i tuoi amici viaggiare, e vuoi anche tu viaggiare. Vedi i tuoi amici fare dei figli, e desideri anche tu dei figli. Ma questo vale per tutto: forse che non ti viene fame nel vedere altri mangiare?

Ecco, dunque, che il primo ostacolo da affrontare è proprio dentro di noi, e richiede grande perizia e concentrazione, anche solo per essere rilevato. Se non ti domandi neppure cosa desideri, né se i tuoi sogni sono proprio “tuoi”, come potresti dunque realizzarli e realizzarti?

Accade così che in un mondo sempre più frenetico e complesso, da un lato riceviamo stimoli e suggestioni costanti, e, dall’altro lato, siamo sempre meno concentrati su di noi e abbiamo sempre meno tempo e voglia di restare fermi e in silenzio. In contemplazione, insomma. Che poi è l’unica condizione idonea a svelare se stessi e a comprendere quali siano le mete e attraverso quali strade realizzarle.

Ma vedi, il motivo per il quale due possono stare assieme tutta una vita non dovrebbe, e di certo non può, essere una regola: “si deve perché si deve”. Per questa ragione, per esempio, posso dirti di considerare il rito del matrimonio qualcosa di superfluo e illusorio, giacchè non può aggiungere né sottrarre nulla ai sentimenti e ai legami, ma è volto a creare delle sovrastrutture. Cioè a rendere riconoscibile agli altri la propria condizione di “non disponibili”, o a ufficializzare l’unione, incluse le conseguenze economiche e giuridiche che ne derivano. Ma vedi bene, quindi, che si tratta di rendere rituale qualcosa che può essere soltanto spontaneo. E così, prima di chiedermi per quale ragione tanti matrimoni finiscono, avresti forse dovuto domandarmi perché si celebrano. O, forse, avresti dovuto domandarlo piuttosto a coloro che l’hanno celebrato. E che, magari, dopo si sono separati. E, del resto, forse che li avrebbe dovuti trattenere dal farlo un pezzo di carta o l’esperimento di quel rituale?

Potrebbe essere che molti, o perlomeno alcuni di coloro che si uniscono in matrimonio, lo facciano per emulazione e per induzione, più che per reale aspirazione o necessità.

Ma non vorrei parlare dello scioglimento di qualcosa che, di per sé, non è altro se non una formalità: mi interessa, semmai, rispondere al tuo quesito esaminandolo più approfonditamente, e cioè a partire dall’inizio di quelle relazioni, che, poi, sembrano dissolversi non senza aver visto prima scambi di grandi promesse.

Cos’è che avvicina due persone, fino a stringerle in una relazione, in questi nostri tempi?

Questo, se ti stai chiedendo il perché di tanta labilità sentimentale, dovresti domandartelo ancora prima.

Ebbene, rifacendomi a quanto ho detto sopra, posso dirti che esistono due tipi di relazioni: quelle spontanee e quelle indotte. Nel primo tipo si può parlare di “anime gemelle”, cioè di persone che trovano fin dall’inizio reciprocità, condivisione e costruttività. Nel secondo caso una delle due persone inizia a sperimentare interesse per l’altra, e si prodiga dunque affinchè tale interesse venga ricambiato.

La seconda tipologia di rapporti è la più rischiosa naturalmente, poiché, a seconda degli impegni profusi dal primo per “captare” l’interesse del secondo, si può andare dalla sincerità alla truffa. Mi spiego meglio: altro è farsi “riconoscere” da qualcuno di proprio interesse, trovando magari l’occasione per entrare in contatto e confrontarsi, e altro è arrivare a simulare e ostentare comportamenti che magari neppure rispecchiano l’autore, ma sono di sicura presa sulla controparte.

L’ultimo caso è quello più fragile, poiché l’interruzione arriverà pressochè inevitabilmente allorchè il “conquistato” realizzerà le vere qualità del “conquistatore”. Per entrambi sarebbe dunque assai più prudente non incedere in simili pratiche, sia per non snaturarsi, sia per non ingenerare illusioni reciproche.

Che dire, invece, delle relazioni spontanee? Cioè quelle in cui non c’è sbilanciamento di interesse iniziale, ma entrambi manifestano desiderio per l’altro. Ancora una volta occorre fare una distinzione: c’è chi definisce “amore” una condivisione superficiale, e chi, invece, chiama così un sentimento assai più profondo.

Si può intraprendere una relazione sulla base di interessi o passioni comuni: sport, intrattenimenti, gusti, interessi, etc. Queste le potremmo definire relazioni di intrattenimento: c’è, sì, una condivisione, ma è soltanto di superficie, poiché implica compiere assieme le medesime azioni. E così questi rapporti sono inclini a durare tanto quanto la spensieratezza o la passione che li ha ispirati. Ma non fraintendermi: simili relazioni possono protrarsi anche per tutta la vita. L’importante è che entrambe le parti coinvolte siano sullo stesso piano. Cioè, se, per esempio, uno avesse l’interesse per lo sport e l’altro per il ballo, probabilmente il semplice confliggere delle due passioni porterebbe al malcontento e alla divisione. Se, infatti, la maggior parte della condivisione deriva da azioni più che da pensieri, è inevitabile che al venir meno delle prime venga meno anche l’interesse.

Mi sarebbe difficile definire “amore” quello appena descritto. Certo non potrei dichiararlo disinteressato. È, piuttosto, la ricerca di divertimento e appagamento. Facile a iniziare, facile a finire.

Le relazioni più durature sono altresì le più difficili a sorgere, poiché presuppongono non soltanto l’incontro di due spiriti affini, ma anche la loro capacità di comunicare e confrontarsi in un mondo che spinge sempre meno a ciò e sempre più al distrarsi, da sé e da chi è vicino.

La condivisione di una vita è certo la ricompensa migliore per anime che si incontrano prima dei corpi, i cui pensieri si fondono e si sublimano prima delle azioni, e le cui azioni stesse potrebbero essere ispirate indistintamente dall’uno o dall’altra, poiché non sono altro se non l’espressione di un sentire condiviso.

Le persone che vivono simili relazioni sono spontaneamente immuni alle suggestioni dell’ambiente che le circonda, e conoscono profondamente se stesse: per questo sono in grado di trovare nel partner esattamente ciò che permetterà la crescita reciproca e comune. In questi rapporti nessuno sarà un bastone per l’altro, e i normali cambiamenti nel pensiero, nel carattere e nelle azioni, saranno sempre rimodulati e accettati. Certo, una simile relazione non è esente da sacrifici, e in questo nostro mondo le prove e le sfide sono sempre in agguato: non posso dirti che queste persone vivranno certamente per sempre un rapporto, ma posso senza dubbio affermare che sono le più inclini a farlo. E ciò anche perché la scelta reciproca avviene sulla base dell’esclusività: mentre rapporti superficiali sono facilmente sostituibili, i rapporti di profonda condivisione possono essere senza dubbio considerati assoluti ed esclusivi, poiché ciascuno di noi tale è.

In un mondo sempre più contraddistinto da sollecitazioni, dove anche i rapporti sono facili a iniziare e a finire, avviluppati dalla coperta della virtualità che ormai ha trasceso i confini che le avevano dato i natali, vedi bene che è semplice pensare che anche le persone siano sostituibili. Ma ciò può voler dire soltanto tre cose: o che chi lo pensa è in realtà sostituibile, o che lo è il suo partner, oppure che lo sono entrambi. Di certo, però, in una relazione in cui uno considera sostituibile l’altro è assai improbabile che possa esserci la promessa dell’eternità.

Insomma, a conclusione della mia breve dissertazione lasciami ribadire ciò che, pure, ho già detto: forse non dovresti domandarti per quale motivo tante relazioni oggi finiscono tanto frettolosamente, ma, piuttosto, per quale motivo iniziano.