IL GIORNO IN CUI (NON) VENNE DICHIARATA LA TERZA GUERRA MONDIALE

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Quasi all’indomani della seconda guerra mondiale, si è cominciato a speculare sullo scoppio della terza. Moltissimi avrebbero scommesso sul fronte comunista contro quello capitalista.

Almeno un paio di generazioni hanno vissuto nel terrore della guerra nucleare, assistendo inermi alla (o fomentandola) corsa agli armamenti.

Nel 1983 il film Wargames mostrava addirittura una guerra scatenata dai computer.

Negli ultimi decenni si è parlato di guerre informatiche, combattute da hacker di paesi differenti, e volte a interrompere il funzionamento di sistemi, infrastrutture e reti.

Abbiamo visto perfino la versione virtuale della guerra, con piloti che da remoto guidano droni verso l’attacco dei loro obiettivi.

Tutte queste guerre, però, avevano un elemento comune: erano combattute tra una nazione e un’altra.

Nel 2020 le cose sono cambiate per sempre. Stavolta il teatro di guerra è cambiato, e anche gli schieramenti: non più nazione contro nazione, ma i governi contro le proprie popolazioni.

Fin dai primi mesi del 2020, la maggior parte dei governi, e in particolare quelli “eletti” come portabandiera ed esempi di fronte al mondo, hanno iniziato a utilizzare una retorica degna della peggiore propaganda di guerra, e certo del ministero retto a suo tempo dal Dr. Goebbels.

In questa propaganda, contenente tutti gli stereotipi del caso, il nemico dichiarato – il virus – non coincide con quello effettivo: i cittadini.

La guerra al virus non esiste. Esiste il virus, certo. Ma, in fondo, di virus quanti ne esistono? Migliaia? Miliardi? Più o meno problematici, contagiosi, letali. Eppure, mai prima d’ora nella storia umana si erano adottate misure tanto drastiche. Neppure ai tempi dell’influenza spagnola, verificatasi a inizio ‘900, quando scienza e tecnologia certo non avrebbero potuto soccorrere quanto nel presente.

Eppure, in un mondo flagellato dalle attività umane distruttive, capaci di mettere in forse perfino la possibilità di sopravvivenza della specie, nonché dell’intero ecosistema, gli stessi governi che non si sono preoccupati di intervenire in alcun modo per arginare le principali cause di mortalità relative ad azioni umane hanno fatto a gara per distruggere e scardinare gli ordinamenti dei loro popoli, per… salvarli.

Ovunque, nel mondo, si è iniziato a parlare di nuovo ordine (letteralmente al centro di tutti i progetti e discorsi hitleriani), di nuova normalità, di cambiamento delle abitudini. Milioni di persone nel mondo sono morte e moriranno per gli effetti collaterali delle azioni di governo: impossibilità o ritardo nell’accedere alle cure, complicazioni e patologie correlate allo stress e alle limitazioni imposte, suicidi, etc. In Italia si è bruciato il 17% del PIL in pochi mesi, e milioni di persone hanno perso e perderanno il lavoro. L’inquinamento, che soltanto pochi mesi fa sembrava la principale premura dei media internazionali, è completamente sparito dalle cronache, che tacciono con pervicacia sugli effetti della produzione e smaltimento di decine di milioni di mascherine sintetiche ogni giorno, nonché sugli effetti ambientali dell’ipoclorito di sodio, utilizzato per “disinfettare” le strade.

La guerra non è stata dichiarata. La pandemia nemmeno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, memore delle accuse di aver inscenato una falsa pandemia nel 2010, stavolta si è ben guardata dal redigere la dichiarazione ufficiale di pandemia che, invece, all’epoca comparve (ed è tuttora consultabile) sul sito web sotto forma di documento circostanziato e motivato.

I governanti non fanno neppure mistero del movente: instaurare un “Nuovo ordine”. In questo mondo del futuro la tecnologia è centrale, per assumere e mantenere il controllo: da ciò l’ossessione per il distanziamento, lo “smart working” e la “didattica a distanza”. Tutto deve viaggiare attraverso sistemi informatizzati, così da poter essere controllato e privatizzato, e, anzi, partendo già come privato: software, reti e piattaforme non sono mai stati attribuzioni degli stati.

L’economia tradizionale, a partire dal commercio, deve cedere il passo al negozio unico online Amazon: non è un caso che il colosso, il cui proprietario è l’uomo più ricco del pianeta, sia tra i più attivi censori di contenuti non conformi alle posizioni governative, vietando perfino la pubblicazione di contenuti scientifici non allineati alla narrazione della propaganda ufficiale.

Il 5G è strumentale rispetto a tutto il resto, consentendo l’identificazione facciale in tempo reale e la massimizzazione del controllo: è l’Internet “delle cose”, in cui tutto, dall’asfalto al frigorifero, può interconnettersi e diventare strumento (apparentemente) di utilità e (realmente) di controllo.

È la globalizzazione più becera e manipolatoria possibile.

Benché, e, anzi, proprio poiché i comportamenti e i toni sono tipicamente autoritari ed evocativi del nazismo, la moderna dittatura globale ha scelto la bandiera della sinistra buonista e “includente”, compiendo il miracolo di fomentare l’odio e la segregazione, instillando nelle persone la certezza di essere, invece, cittadini premurosi e rispettosi.

I capi del nuovo fronte sono i capitani delle industrie che dalla “pandemia” hanno visto aumentare in modo scellerato il proprio potere e patrimonio, nonchè quelli che realizzano vaccini e presidi medico-chirurgici.

I generali sono i politici locali, che in ciascun paese realizzano gli attacchi.

L’esercito sono i semplici cittadini, così come tutte le forze dell’ordine e armate.

Il nemico sono gli stessi, semplici, cittadini: è una guerra sociale e autodistruttiva, poiché la maggior parte delle popolazioni è carnefice di se stessa, nonché di quella rimanente parte della società che, invece, ha mantenuto il proprio senso critico e sta lottando per non soccombere.

Eccoci, dunque, dinanzi alla prima guerra mediatica e psicologica della storia dell’umanità: i veri nazisti che definiscono “nazisti” i partigiani, i veri negazionisti che definiscono “negazionisti” i pensatori critici, gli oppressori che si credono vittime e salvatori, le vittime che scambiano i propri carnefici per liberatori.

È la terza guerra mondiale: nessuno se la sarebbe aspettata così. In tv non era mai stata rappresentata in questo modo. Al telegiornale non lo dicono. Pochi se ne sono resi conto. Molti pensano che, passato l’inverno, torneranno alle proprie vite. Non hanno capito che la guerra è stata dichiarata proprio nei confronti di quelle vite.