MEDIOEVO TECNOLOGICO

The Coming Middle Ages - Parag Khanna

Quando ero piccolo pensavo che gli Amish, che avevo conosciuto attraverso il film con Harrison Ford, Witness, fossero dei fanatici estremisti che si erano sottratti ai comfort della vita moderna, rinunciando alla tecnologia. La loro vita era così distante dalla mia da sembrare semplicemente priva di senso. Mi sembrava inoltre inconsistente il loro argomento religioso: sottrarsi alla tecnologia poichè allontanerebbe da Dio, ma sfruttare quella realizzata perlomeno fino al XIX secolo. O la rifiuti tutta, o la accetti tutta, mi dicevo.
E, invece, avevano ragione loro. Non so dire se abbiano ragione per motivi giusti o sbagliati, ma oggi SO che hanno ragione.
La tecnologia che ripudiano in quelle comunità è, essenzialmente, quella che invece di migliorare la società la svilisce, spersonalizzando, influenzando, mediando. In una parola sola: disumanizzando.


Purtroppo (o per fortuna), dopo il compimento dei 12 anni, la religione non ha mai avuto alcuna presa su di me; per questo motivo sentir parlare di questo o quello come “diabolico” o “frutto del diavolo” mi provocava soltanto un sorriso un po’ spocchioso. Poi ho capito chi è veramente il diavolo, e che non ha niente a che vedere con religioni, credenze nè superstizioni. Da quel momento, è diventato molto più facile riconoscerne i frutti avvelenati.
Potete chiamarli “diavoli”, “rettiliani”, “ibridi”, “élite”, “potenti”, “conquistatori”. Non importa il nome che si adopera o il livello di consapevolezza che esso sottende. Ciò che conta è che chi decide di esercitare il proprio potere controllando una massa di persone ha sempre avuto soltanto due alternative: farlo con le insegne del comando ben visibili, e con la forza percepita, oppure rendendo le vittime carnefici di se stesse. La suggestione mentale, in tutto ciò, gioca un ruolo fondamentale, ma per essere esercitata deve passare attraverso un “collo di bottiglia”: per poter controllare le menti occorre prima raggiungerle. Senza la tecnologia l’unico modo per raggiungere gruppi di persone era attraverso riunioni fisiche. Perfino i più grandi raduni, senza microfoni nè ripetitori, non potevano che includere poche centinaia di persone, o al massimo migliaia. Impossibile, in questo modo, esercitare un influsso costante e veicolare suggestioni, o addirittura carpire opinioni e pensieri.


Ecco, dunque, come moderni cavalli di troia, arrivare i “doni tecnologici”: radio, televisione, computer, Internet, cellulari. Dapprima strumenti volti a migliorare l’efficienza, la produttività, e perfino la socialità. In brevissimo, però, tutto ciò si è rivelato metodo di controllo, diffusione del pensiero unico e strumento di persecuzione (oscuramenti, bandi, censure, cancellazione di profili, etc.).
Che fine ha fatto la corsa allo spazio? Dove sono le macchine volanti? Dove sono gli aerei supersonici? Dove sono le conquiste che avrebbero dovuto emancipare l’essere umano? Anziché sviluppare quelle tecnologie, si è sviluppato ben altro: il distanziamento fisico attraverso la virtualizzazione dei rapporti. Dagli acquisti, ai ristoranti, ai film, alle riunioni, alle amicizie, alle comunicazioni: tutto migra (o è migrato) dalla vita vera (pur in un universo olografico) a quella virtuale (virtuale al quadrato).
Ed ecco il capolavoro del cavallo di Troia tecnologico: tu distribuisci alle tue vittime lo strumento della loro autodistruzione, offrendoglielo come un dono e rendendoglielo desiderabile. Quando si accorgeranno dell’inganno sarà troppo tardi.


Oggi noi, cioè le masse, siamo “troiani”, mentre i pochi che esercitano il potere sono “greci”. Il cavallo di Troia è l’informatizzazione, che ci sta precipitando a grandi passi verso il medioevo tecnologico. Un nuovo medioevo, in cui la tecnologia è al tempo stesso promossa e limitata, così da svilire l’individualità ma esercitare il controllo.
L’ideale scientifico contemporaneo è illusorio: si tratta di fede mascherata da ragione. L’inganno è evidente anche semplicemente considerando il motto più in voga ai giorni nostri: “Ho fede nella scienza!”. Come si può accostare fede e scienza in una sola frase resta un mistero. Ed è così che le masse vengono non soltanto soggiogate, ma perfino schernite, con esternazioni che contengono in se stesse l’affermazione dei reali propositi.
Così come nel medioevo studiato sui libri la religione aveva oscurato ogni dissenso, mettendo alla gogna qualsiasi pensiero alternativo, oggi chiunque – ma proprio chiunque, dal semplice cittadino al premio Nobel per la scienza – viene messo all’indice se osa opporre una critica al pensiero unico. E, proprio come allora la religione, oggi la tecnologia sta privando le società delle proprie conquiste morali e intellettuali, riportandole indietro attraverso una involuzione programmata e mascherata da progresso.


Il quoziente intellettivo medio diminuisce anzichè aumentare, le conoscenze e competenze individuali svaniscono, mentre anche il “sapere” diviene centralizzato, controllato e di consumo: a che serve, in fondo, dedicare anni e anni ad apprendere cose che non si sa se mai serviranno, quando si può avere a portata di mano il sapere istantaneo di Wikipedia? A che serve uscire di casa, se tutto ciò che ci occorre ce lo possono portare? A che serve fare qualcosa, se c’è qualcun altro (o una macchina) che può farlo al posto nostro?
Così si svuotano i rapporti umani, i cervelli, e si impoveriscono perfino i corpi, ridotti a interfacce per consumare e intrattenersi digitalmente.

Ho impiegato molti anni, ma alla fine l’ho capito anche io: la tecnologia è “buona” nella misura in cui contribuisce alla realizzazione della persona umana, mentre è “diabolica” allorchè la limita, svilisce, controlla e usurpa. Ecco quindi che si spiega e si giustifica anche l’intervento artificiale di creare una linea insuperabile, distinguendo ciò che eleva da ciò che involve.
Di tali scelte non possiamo che essere artefici: una volta che la società avrà passato la linea (il che è probabilmente già avvenuto nei paesi occidentali), non ci sarà più ritorno, poichè nel medioevo tecnologico non c’è spazio per il dissenso nè per le alternative. Già oggi in Italia non si può ottenere un passaporto senza un’identità digitale, nè entrare in un negozio se non si ha modo di stampare o visualizzare un qr code: il cavallo è già stato portato entro le mura, e dal suo ventre sono usciti i nemici con le spade sguainate.